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Nuovi due euro: da Dante alla Carrà. La numismatica del Carnevale dei folli

Andrea Cionci
Andrea Cionci

Storico dell'arte, giornalista e scrittore, si occupa di storia, archeologia e religione. Cultore di opera lirica, ideatore del metodo “Mimerito” sperimentato dal Miur e promotore del progetto di risonanza internazionale “Plinio”, è stato reporter dall'Afghanistan e dall'Himalaya. Ha appena pubblicato il romanzo "Eugénie" (Bibliotheka). Ricercatore del bello, del sano e del vero – per quanto scomodi - vive una relazione complicata con l'Italia che ama alla follia sebbene, non di rado, gli spezzi il cuore

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La notizia non è stata confermata, ma circolano voci incontrollate sul fatto che nel 2023 potrebbe essere messa in circolazione una moneta da due euro con l’effigie di … Raffaella Carrà.

Stropicciatevi gli occhi: sì, Dante Alighieri rimpiazzato dalla Raffa nazionale, peraltro nota icona gay, guarda caso. Infatti l’annuncio è stato dato da Fabio Canino, attivista lgbt. Non vorremmo sembrare impopolari, ma non credete che dal padre della lingua italiana, autore della Divina Commedia, alla regina del Tuca Tuca corra un filino di distanza?  

A questo punto, perché non passare dall’Uomo vitruviano di Leonardo, sull’euro, a Mike Bongiorno? Magari anche Gigi Sabani sui 50 centesimi al posto di Michelangelo e Daniele Piombi invece di Boccioni, sui 20?  E, chissà, forse un giorno - il più lontano possibile - sui 10 centesimi vedremo le bionde chiome della Venere di Botticelli sostituite dalla erta frezza di Cristiano Malgioglio.

Sia chiaro: i presentatori e artisti trapassati che abbiamo citato sono stati dei grandi professionisti e li ricordiamo con affetto, ma se fossero ancora fra noi, per primi rifiuterebbero con sdegno queste incommentabili, oltraggiose mancanze di gusto e di senso della proporzione.

Gli è che quando uno Stato passa dallo stampare il ritratto di Marco Polo, Guglielmo Marconi, Alessandro Volta, Giuseppe Verdi sulla propria moneta, a quello di Raffaella Carrà, il problema è sistemico: vuol dire che è saltato qualcosa. Non si offre più ai cittadini l’esempio e la memoria dei genii, degli eroi, dei grandi scrittori, degli esploratori, ma si sollecitano lo share, il click, la panciona nazionalpopolare e i conati politicamente corretti più rosei e beoti.

Tuttavia, queste scelte non vengono prese nei ministeri per ignoranza, stupidità, becerume demagogico: bisogna uscire dalla pia illusione che gli autori di tali decisioni siano - solo - delle robuste braccia rapite alla raccolta dei pomodori. No. E’ un disegno preciso, volontariamente e subdolamente portato avanti con furbizia dai governi di centrosinistra e da quelli “apprezzati in Europa”, vale a dire i nemici interni del nostro Paese.

L’intento di questi individui è quello di demolire il nostro orgoglio, i nostri valori tradizionali, la consapevolezza del genio italico in ottemperanza ai più sordidi disegni mondialisti: bisogna creare l’italiano nuovo, senza identità, sesso, famiglia, lingua, tradizioni, cultura, etnia,  lobotomizzato dalla tv e dalle serie, liquido, in modo che possa essere spolpato e controllato come un criceto da laboratorio, a tutti i livelli: sanitario, economico, demografico, psicologico. 

Il 25 settembre ripagateli con la stessa moneta.

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