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Bergoglio: “Se il prete non assolve è un delinquente”. Quindi anche S. Padre Pio?

Andrea Cionci
Andrea Cionci

Storico dell'arte, giornalista e scrittore, si occupa di storia, archeologia e religione. Cultore di opera lirica, ideatore del metodo “Mimerito” sperimentato dal Miur e promotore del progetto di risonanza internazionale “Plinio”, è stato reporter dall'Afghanistan e dall'Himalaya. Ha appena pubblicato il romanzo "Eugénie" (Bibliotheka). Ricercatore del bello, del sano e del vero – per quanto scomodi - vive una relazione complicata con l'Italia che ama alla follia sebbene, non di rado, gli spezzi il cuore

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Il titolo è choccante, ma l’ultima del sedicente papa Francesco non lascia dubbi. Potete constatare QUI come addì 10 novembre 2022 durante il discorso “Ai partecipanti al Corso per Rettori e Formatori di Seminari dell'America Latina, Bergoglio abbia dichiarato, attingendo al solito misericordismo e alla fantasiosa teoria del “diritto al perdono” QUI con testuali parole:

A volte soffro quando incontro gente che piange perché è andata a confessarsi e le hanno detto di tutto. Se tu vieni a confessarti, perché hai fatto una, due, diecimila cavolate... ringrazia il Signore e perdonalo! Ma che l’altro provi ancora vergogna e tu insisti, insisti. “Non posso assolverti, perché sei in peccato mortale, devo chiedere il permesso al vescovo...”. Questo succede, per favore! Il nostro popolo non può stare nelle mani di delinquenti. E un parroco che opera così è un DELINQUENTE, nel vero senso della parola”.

Peccato che, volente o nolente, la dottrina cattolica dica tutt’altro. Come spiega in modo molto erudito QUI  Riccardo Cascioli, direttore de La Nuova Bussola Quotidiana, il sacerdote può opportunamente negare l’assoluzione, o differirla se non ci sono le condizioni per un reale pentimento e il proposito di non peccare più.

“Il canone 980 – spiega Cascioli - stabilisce che «se il confessore non ha dubbi sulle disposizioni del penitente e questi chieda l'assoluzione, essa non sia negata né differita»”.

Curioso come il direttore della Bussola citi i canoni solo a volte, visto che elude ogni confronto QUI sul canone 332.2 che impone la rinuncia al MUNUS petrino per l’abdicazione del Papa, citato nella Universi Dominici Gregis all’art. 53, QUI  .

(Peraltro, il link della U.D.G. è curiosamente NON ATTIVO, mentre nella versione inglese è deliberatamente modificato in 333 § 2 QUI  ).

Comunque, l’osservazione di Cascioli sul can. 980 è del tutto corretta e la stessa Famiglia Cristiana ci dimostra QUI come lo stesso San Padre Pio da Pietrelcina (1887-1968) fosse noto per mandar spesso via, anche con una certa “energia”, le persone che andavano a confessarsi senza una reale volontà di pentimento: “Il metodo cambiava a seconda delle necessità, ma i sentimenti di quel confessore erano sempre gli stessi: orrore per il peccato e amore per il peccatore. Lo dimostra la testimonianza di una donna: «M’inginocchiai dinanzi a padre Pio col cuore in gola. Ero confusa, non capivo nulla. Ma le ultime parole recise e dure, con cui mi scacciò dal confessionale, le capii benissimo. Fu una mazzata benefica che non potrò mai dimenticare»”.

Padre Pio esercitava in pieno la propria missione di giudice e medico delle anime, amministrando il sacramento della Confessione nel pieno rispetto delle regole canoniche. Ma anche un altro grandissimo confessore, il Santo Curato d’Ars, (1786-1859), pur senza il modo burbero di Padre Pio, spesso differiva la concessione dell’assoluzione, in attesa che il penitente fosse realmente pronto e disposto ad ottenere il perdono dei peccati.

Caso di scuola, è quello di un adultero che, pur contrito per il suo peccato, ancora non riesca a troncare una relazione extraconiugale. Infatti, il proposito di “non peccare più” deve essere suffragato da una reale disposizione. Normale, no? Quante volte i medici rifiutano una cura o un intervento perché il paziente non è in condizioni idonee? Stessa cosa avviene per la cura delle anime.

Quindi è ufficiale: per Bergoglio, anche il Santo Curato d’Ars e Padre Pio erano dei delinquenti visto che, a volte, non davano l’assoluzione secondo le norme della Chiesa.  Scusate, ma non ci sono discussioni.

La cosa non ci stupisce affatto perché Bergoglio non è il papa e sa di non esserlo, infatti, pur avendo riconosciuto pochi mesi fa che le “dimissioni di Benedetto sono state poco chiare” non ha mai fatto nulla per chiarire.

Come capirebbe anche un bambino, se Francesco fosse in buona fede, subito correrebbe dal Santo Padre Benedetto a chiedergli: “Ma, Santità, cos’è successo? Cosa sono queste storie? Perché ha rinunciato al ministerium, invece che al munus, e non dice mai che io sono il papa? Ma davvero si trova in sede impedita?”.

Quale dottore, se si mettesse in dubbio la regolarità della sua laurea, potrebbe, in coscienza, infischiarsene e continuare a esercitare la professione, pur sapendo di farlo in modo probabilmente abusivo?  

Invece Bergoglio si limita a sanzionare/scomunicare/spretare tutti i preti coraggiosi, come don Minutella e gli altri del Sodalizio Sacerdotale Mariano, insieme a tutti quelli che hanno toccato il tasto dolente: la sua illegittimità.

Eppure, alla fine Francesco conquisterà anche noi, non con lettere personali, blandizie zuccherine, minacce di scomunica, o prebende, ma perché è troppo simpatico: come un Giamburrasca escatologico si diverte a distruggere la fede cattolica in modo clamoroso, esplosivo, sfacciatamente, davanti a tutti i cattolici pseudo-conservatoriuna cum” che, con la stessa, ripetitiva ossessività di mosche che picchiano sul vetro di una finestra, si ostinano a criticarlo ferocemente e a sdegnarsi, ma guardandosi bene dal mettere minimamente in discussione la sua legittimità, causa sede impedita di papa Benedetto. (Troppo scomodo).

Basti pensare a come conclude il pezzo Riccardo Cascioli: Il capovolgimento  è ormai totale; è mai possibile che un Papa dia del delinquente a sacerdoti che fanno il loro dovere?”.

GIA'.  Come è possibile, Direttore? Non sarà che – niente niente -  non è il papa? Magari perché Benedetto XVI non ha mai abdicato, ma si è ritirato in sede impedita, come stiamo cercando di significarti da due anni a questa parte? Ti abbiamo anche mandato “Codice Ratzinger”, il bestseller che raccoglie l'inchiesta prodotta su Libero e si sta diffondendo in tutto il mondo, (sarà presentato il 19 a Cosenza e il 28 a Catania), ma non lo hai neanche scaricato.

E Mons. Viganò? Lo abbiamo tempestato per due anni, gli abbiamo mandato il libro e continua a dire che è tutta colpa di Ratzinger che a 25 anni (!) era modernista. QUI

Il Prof. Viglione, dopo aver rifiutato di rispondere a ben due lettere aperte, come Aldo Maria Valli, scrive post misteriosi, senza mettere il soggetto: ““Maggiore è il successo di riscontro mediatico, minore è la profondità intellettiva e l’aderenza alla verità di quello che si trasmette. Ma questo è comprensibile solo ai pochi che amano pensare e aderire alla verità”.

Il prof. Roberto de Mattei, fa allusioni neanche troppo velate: “…In un momento in cui certe teorie cospirative sono esposte in maniera superficiale e talvolta fantasiosa. Per supplire alla mancanza di prove, queste teorie utilizzano la tecnica di una narrazione, che fa presa sulle emozioni, più che sulla ragione, e conquista chi, con un atto di fede, ha già deciso di credere all'inverosimile”.

A chi vi state riferendo, egregi Professori?  No, perché se c’è un’inchiesta basata graniticamente sulla ragione, il diritto canonico e la logica questa è esattamente quella sul Codice Ratzinger, confermata da almeno 30 specialisti, anche di rango universitario QUI. Sarebbe gradita una delucidazione: parlate chiaro, perché di questi tempi, l’unico a potersi permettere un linguaggio velato, è solo il Santo Padre Benedetto XVI, dalla sua sede impedita.

E così, mentre voi svagate e/o rifiutate il confronto leale, aperto e rispettoso su una realtà ingombrante quanto un elefante in una sacrestia, il “vostro” papa Francesco sta impunemente dando del delinquente a Padre Pio e a tutti i (pochi) preti rimasti che fanno il loro dovere.

E questa è una delle tante responsabilità che vi state accollando davanti alla storia.

  

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