
L'eroismo dei Carristi decorati nel 200esimo della Scuola di Cavalleria

Aveva soli 19 anni quando, a Bir Hacheim, pur ferito, era rimasto l’unico vivo nel suo carro armato M 13. Il giovanissimo caporale continuava a fare fuoco dalla sua mitragliera contro il nemico finché un altro colpo di anticarro non lo colpiva a morte. Raccolto agonizzante mentre ancora stringeva le mitragliatrici roventi, rifiutava di essere trasportato all’ospedale da campo e, con l’ultimo anelito di vita, esprimeva al comandante della 1ª divisione la gioia per aver dato la propria vita alla Patria. Per il suo sacrificio venne così concessa a Giovanni Secchiaroli, la Medaglia d’Oro al Valor militare, una delle 46 concesse ai Carristi fra le 2616 decorazioni di cui: 20 Ordini Militari di Savoia e d’Italia, 573 Medaglie d’Argento, 888 Medaglie di Bronzo, 1089 Croci di Guerra, che si uniscono alle 10 ricompense al V.M. alle Bandiere di Guerra, di cui 3 Medaglie d’Oro.
Il volume “A nessuno secondi” curato dagli Ufficiali carristi Maurizio Parri e Carlo Bianchi ed edito dall’Associazione Nazionale Carristi d’Italia (A.N.C.I.), possiede l’asciutto rigore compilativo proprio di una pubblicazione militare, ma in ogni pagina, per ogni decorazione, è distillato un sacrificio, un’avventura eroica, un gesto di totale dedizione che lascia il lettore di oggi sgomento e ammirato.
Il volume completa le precedenti, analoghe pubblicazioni degli anni ’70 aggiungendovi le ulteriori 784 ricompense al Valor Militare che erano sfuggite ai precedenti compilatori in un’epoca in cui mancavano gli archivi digitali.
La presentazione avverrà domani presso lo splendido Circolo Cittadino di Lecce (ore 17.00, ingresso libero)
con gli interventi del generale Domenico Rossi, consigliere del Ministro della Difesa, del Presidente dell’A.N.C.I., generale Sabato Errico, e del prof. Carlo Alberto Augeri dell’Università del Salento.
L’occasione è data da un anniversario prestigioso: il 200esimo della Scuola di Cavalleria, Arma alla quale la Specialità Carristi appartiene dal 1999.
Tuttavia, il primo Riparto carristi era stato fondato nel 1923, e i militari con “ferrea mole, ferro cuore” festeggiano quest’anno il loro primo secolo di vita. Una coincidenza non da poco considerando che, se la cavalleria esisteva già da mille anni, i carristi erano apparsi dal nulla, generati dal processo tencologico, appena cinque anni prima.
Il 1° ottobre, sarà però ufficialmente il 96° dalla costituzione ufficiale del primo Reggimento Carri armati (1927), anche se già nel 1917 era stato progettato il primo carro armato italiano, il "Fiat 2000" e costruito in soli due esemplari ai quali furono affiancati dei carri leggeri francesi Renault FT 17 che poi, costruiti su licenza in Italia e migliorati, presero il nome di Fiat 3000.
La prima formazione organica "carrista" dopo il I° Conflitto Mondiale fu la "1^ Batteria autonoma di carri d'assalto" costituitasi a Torino sul finire del 1918. Purtroppo, tutti gli esemplari di carro armato di allora sono oggi perduti, ma l’ANCI, insieme ad altre associazioni, ha ricostruito, in peso e dimensioni reali, l’enorme Fiat 2000, presentato a Novegro nel 2022 QUI . Incoraggiati dal successo di questa epica impresa archeologico-industriale, oggi l’Associazione d’arma ha intrapreso la ricostruzione anche del più piccolo Fiat 3000.
Per questo motivo il suo prossimo obiettivo vuole essere quello di creare un Museo dei Mezzi Corazzati, considerando che i Carristi sono l'unica Specialità che ancora non dispone di un proprio Museo riconosciuto.
Lo spirito d’iniziativa e la determinazione ha caratterizzato i carristi fin dalla loro nascita tanto che hanno costituito la miccia d’accensione della meccanizzazione delle armi combattenti dell’Esercito Italiano e nel 1932 hanno istruito i primi Quadri dell’Arma di cavalleria all’impiego del mezzo meccanico da combattimento. Dal 1935 al 1943 i carristi combatterono ininterrottamente tre guerre sui fronti europei e africani.
Le motivazioni delle loro medaglie raccontano di vicende incredibili: durante la Seconda Guerra mondiale, in Nord Africa, il sottotenente Todeschini che, mentre tentava di agganciare il suo carro a un cavo rimorchio, si vide amputare da una cannonata una gamba. Imperterrito, continuò su una gamba sola nell’operazione. Il caporale Zanardo, con una mano sfracellata, persistette nell’inseguire i nemici fino a tornare nel luogo del raduno, sventolando il moncherino per festeggiare la vittoria. Si fece amputare ciò che restava della mano mentre fumava impassibile una sigaretta: “Qualunque carrista avrebbe fatto lo stesso”, si giustificò con si complimentava. C’è poi la fine del Tenente Colonnello Prestisimone, che, ferito nove volte, fece scendere dal carro il suo equipaggio e da solo pilotò il carro, già danneggiato, contro le artiglierie avversarie. Durante la Campagna di Etiopia, il sergente maggiore Sarotti ebbe il proprio carro immobilizzato mentre cercava di trarne un altro in salvo, si rifiutò di abbandonarlo, difendendolo animosamente contro le masse inferocite degli indigeni, fino a trovare la morte, gridando “Viva l’Italia!”. Per non parlare del carrista Francesco De Martini, il militare più decorato della Seconda Guerra Mondiale, che si mise a comando di una banda di irregolari della ex guardia imperiale etiopica, passato alla storia come una sorta di Lawrence d'Arabia italiano, al quale il più noto collega cavaliere Amedeo Guillet, detto "Comandante diavolo", pure rendeva omaggio. Personaggi sulle cui avventure si potrebbero girare tre o quattro fiction.
Queste pagine di eroismo carrista acquistano vieppiù significato anche considerando l’inferiorità dei nostri mezzi, per calibri e materiali costruttivi, rispetto a quelli del nemico, soprattutto nella Seconda guerra mondiale.
Spiega il generale Errico: “Abbiamo voluto dedicare questo libro al Milite Ignoto e ad a tutti i Carristi che non fecero ritorno, la cui morte eroica, così come descritta nelle motivazioni delle loro decorazioni, lascia intravedere il senso compiuto di un dovere assolto. La sua diffusione vuole essere un segnale di adunata ideale di tutti gli equipaggi del Corpo dei Carristi, per avviarci, tutti insieme, verso l’anno 2027 in cui celebreremo il nostro Centenario. Noi Carristi d’Italia, deferenti ai valori delle tradizioni militari ci auguriamo di suscitare nei lettori un simile sentire, un’urgenza per una più approfondita conoscenza della storia dei Carristi e una consapevole necessità di non disperdere la memoria”.
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