Una collezione prestigiosa

Museo “Militaria” di Marsala: un valore abbandonato a se stesso

Turismo “militare”: una risorsa che le amministrazioni comunali italiane ancora non hanno ben compreso nelle sue potenzialità. Non sono pochi gli appassionati collezionisti di militaria che, in tutta Italia, dopo le due guerre mondiali, hanno raccolto con dedizione cimeli di assoluto interesse storico, uniformologico, oplologico, meccanico, industriale, artistico, documentale.

Eppure, queste raccolte mirabili vengono spesso trascurate dai Comuni per via del fatto che, magari, la cittadinanza locale riserva loro solo una distratta attenzione. Un errore madornale: l’Italia vive del turismo straniero e, all’estero, sono frequentatissimi i musei militari, considerando anche i meno opprimenti pregiudizi di natura ideologica che, invece, asfissiano il nostro paese dalla fine del secondo dopoguerra.

Abbiamo appena visitato a Marsala (Trapani) il Museo “Militaria”, legato all’Associazione Nazionale Carristi d’Italia, che contiene le collezioni militari dell’avvocato Silvio Forti (+2016) che fu amico del giudice Borsellino.

 

Un benefattore molto noto a Marsala, i cui sforzi a favore della cultura e della tutela della storia risultano però oggi non ricambiati dall’Amministrazione: l’avvocato ha donato il primo monumento ai Caduti comprando un carro armato a proprie spese, ha conservato gli altri monumenti abbandonati, ha realizzato il primo monumento a Garibaldi, poi smantellato dall’amministrazione comunale, ha realizzato il cippo che indica la punta occidentale della Sicilia, il lungomare palmato Di Marsala ed è stato l’unico, da assessore, a rinunciare alla totalità della propria indennità.

 

Un gran signore che è riuscito a mettere insieme, in anni di attento lavoro, una realtà collezionistica di alto valore, ma dimenticata e trascurata, (che si regge sul servizio “eroico” di un volontario, già suo vecchio amico), nonostante sia riconosciuta anche a livello ufficiale. Qualche anno fa, infatti, il Compendio Garibaldino di Caprera a La Maddalena, ha sottoscritto il gemellaggio tra la casa-museo di Giuseppe Garibaldi e il Museo Carrista “Militaria” di Marsala che è ricchissimo e si articola su un percorso espositivo che parte cronologicamente dall’11 maggio 1860, data dello sbarco dei Mille e arriva fino agli anni ’90.  

Le sale di questa vecchia palazzina militare – decisamente da ristrutturare - sono divise per guerre e campagne. Ovviamente, una delle sale principali è dedicata allo sbarco di Garibaldi, con fucili e pistole a luminello, baionette, kepi garibaldini donati da cittadini di Marsala al collezionista.

 

Tra questi cimeli ricordiamo la sella usata da Garibaldi al suo arrivo a Marsala sull’omonima giumenta donatagli dal marchese Sebastiano Giacalone, un pezzo unico acquisito da qualche anno dal museo carrista. 

Si passa poi alla Campagna di Libia (1911), alla Grande Guerra con uniformi complete, caschi coloniali, elmetti, revolver, equipaggiamento e pezzi d’artiglieria austriaci.

Notevole la sala dedicate al Ventennio, con una rara uniforme completa di un partecipante alla Marcia su Roma, uno “sciarpa Littorio”, fino alle divise dell’Opera Nazionale Balilla addirittura con un vestitino da asilo, con raffigurati dei Balilla mentre salutano romanamente.

 

Si conserva anche il cosiddetto “Balillino”, un moschettino ’91 giocattolo che aveva però l’otturatore funzionante. Serviva ai bambini dell’organizzazione giovanile per imparare a marciare: in alcune versioni, sparavano anche delle piccole cartucce a salve o una innocua pallottolina di legno.

Rara anche l’uniforme bianca da Ascari, militare eritreo dell'Africa Orientale Italiana, inquadrato come componente regolare nei Regi Corpi Truppe Coloniali, le forze coloniali italiane in Africa. 

Interessanti e rari i cimeli della Guerra di Spagna, una campagna di cui si vede poco nei musei a tema.

Sulla Seconda Guerra mondiale, oltre a un nutrito parterre di uniformi alleate e dell’Asse, il Museo ha dei pezzi di grande prestigio: motociclette tedesche Zundapp con sidecar, una Kubelwagen Tipo 82 funzionante, auto da campo che è stata tra le più diffuse della seconda guerra mondiale. Costruita dalla Volkswagen in più di 55.000 esemplari, dotata dello stesso motore del Maggiolino, operò su tutti i fronti con le forze armate tedesche.

 

Rarissima  la Fiat 508 C, meglio conosciuta come Balilla militare, del tutto funzionante. Fu usata soprattutto come vettura per i Comandi in Africa Settentrionale. Le sue caratteristiche di robustezza, la rendevano indicata anche per le ricognizioni fuori strada; rispetto alla versione civile aveva un rapporto ponte maggiore, i pneumatici maggiorati (6,00x16), una lunghezza maggiore di alcuni mm.

Questo modello ha preceduto il veicolo il fuoristrada tipico del secondo conflitto mondiale, la Jeep Willis che vedrà la luce 3 anni più tardi. Rimase in servizio fino al 1960.

Il parco mezzi vanta anche motociclette dei Carabinieri e dell’Esercito postbellici, tra cui le “Campagnole” Fiat AR 51 e perfino un aereo F 35. Notevole che alcune sale conservino anche uniformi russe e ucraine, oltre che di vari paesi Nato e del Patto di Varsavia.

 

Impressionante il radar che “non vide” l’aereo di Ustica.

Insomma, un museo che fa toccare la storia di un secolo e mezzo con mano, che potrebbe essere visitato continuamente da tutte le scuole della provincia e dai turisti appassionati di storia.

Urge però un investimento del Comune e della Regione con ristrutturazioni, fondi, campagna pubblicitaria, personale e pieno rilancio mediatico di questa realtà che ha tutti i numeri di un’attrattiva turistica di alto livello per una cittadina che, nella storia del nostro Paese, riveste un ruolo di primaria importanza.