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Silvio Berlusconi, il "grazie" ai comunisti: ciò che soltanto il coronavirus poteva

Andrea Tempestini
Andrea Tempestini

Milanese convinto, classe 1986, a "Libero" dal 2010, vicedirettore e digital editor. Il mio sogno frustrato è l'Nba. Adoro Vespe, gatti, negroni e mr. Panofsky.

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"Ricordo che un rigido anticomunista come Churchill non esitò ad allearsi con Stalin per resistere a Hitler e vincere la guerra. Oggi siamo in guerra e ben vengano gli aiuti, che del resto arrivano da molte parti, oltre che da Cuba e dalla Cina. Ma naturalmente il nostro giudizio politico sui sistemi comunisti non cambia"
Silvio Berlusconi (La Stampa)

Fermi tutti: qui c'è tutto ma proprio tutto. Tutte le costanti, tutti i tarli di questa nefasta corona-parabola. Si parte ovviamente da Winston Churchill, che rintanato nelle profondità del memoriale di Bladon si starà chiedendo perché mai, in questi giorni, dall'Italia un po' tutti quanti lo tirino per metaforiche giacchette (oh, Winston è una delle costanti più virulente, giusto per restare in tema). Poi c'è il paragone con la guerra, su cui io personalmente - e sin dal principio - dissento: ribadisco, il paragone può funzionare per esigenze di sintesi ma questa non è una guerra, trattasi di pandemia (dunque due casini di quelli grossi ma intrinsecamente-naturalmente-esteriormente differenti. Molto differenti). E infine nella frase di Silvio Berlusconi c'è anche l'imponderabile, quel "ben vengano" i comunisti cubani, cinesi e tutti i compagni che vogliono aiutarci. Curioso, sorprendente, detto da mister siete-ancora-ed-oggi-come-sempre-dei-POVERI-COMUNISTI (che meraviglia quel video, riguardatevelo che di tempo ne abbiamo: eccolo qui). Poi certo, il Cav aggiunge che comunque "il nostro giudizio politico" su quei sistemi - "comunisti" - non cambia. E ci mancherebbe altro. Ma già il fatto che stia lì a specificarlo, a me, colpisce. Roba che soltanto una guerra (vedi Churchill&Stalin). O soltanto un'epidemia.

 

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