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Il Covid è un errore, la mascherina no

Brunella Bolloli
Brunella Bolloli

Alessandrina, vivo a Roma dal 2002. Ho cominciato a scrivere a 15 anni su giornali della mia città e, insieme a un gruppo di compagni di liceo, mi dilettavo di mondo giovanile alla radio. Dopo l'università tra Milano e la Francia e un master in Scienze Internazionali, sono capitata a Libero che aveva un anno di vita e cercava giovani un po' pazzi che volessero diventare giornalisti veri. Era il periodo del G8 di Genova, delle Torri Gemelle, della morte di Montanelli: tantissimo lavoro, ma senza fatica perché quando c'è la passione c'è tutto. Volevo fare l'inviata di Esteri, ma a Roma ho scoperto la cronaca cittadina, poi, soprattutto, la politica. Sul blog di Liberoquotidiano.it parlo delle donne di oggi, senza filtri.

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Imposta, odiata, snobbata, temuta: la mascherina è entrata nella nostra vita come la chiave di casa, se esci devi sempre portarla con te, se la dimentichi diventa un problema, puoi avere delle conseguenze. È un pezzo di stoffa o di carta, monouso o lavabile, più o meno costosa e resistente, con valvola o senza, ma quello che vedevamo solo in ospedale o dal dentista, in tempo di Covid è diventato oggetto essenziale per tutti, caldeggiato dagli esperti perfino per i bambini perché aiuta a contenere le famose goccioline che trasmettono il virus. Ma quando è nata la mascherina chirurgica? Era l’ottobre del 1899 e a Parigi faceva freddo. Il dottor Paul Berger, aveva il raffreddore e doveva operare un paziente che necessitava di un’amputazione interscapolo toracica e non poteva aspettare però temeva di infettarlo con i suoi continui starnuti sul lettino. Alle infermiere chiese una pastiglia gommosa di menta e uno scampolo di tessuto da cucire in sei strati sul suo camice, dal collo fino agli occhi, legato dietro alle orecchie. Poi si fece passare il bisturi e cominciò. L’intervento riuscì alla perfezione e da allora il medico non operò mai più senza questo accorgimento. Nacque così la mascherina, la cui fattura con il tempo venne perfezionata. Il dottore la consigliò subito ai colleghi, ma non tutti lo seguirono. Infatti, un certo monsieur Terrier dichiarò che non avrebbe mai indossato una maschera facciale. Ieri come oggi. Sostenitori e scettici.

Ne sa qualcosa Maria Teresa Baldini, medico e deputata di Fratelli d’Italia, che insieme al giornalista e inviato della Rai Alessandro Poggi, ha dato alle stampe per Rubbettino il libro dal titolo Bocca Cucita (Kou zhào), 106 pagine, 13 euro. Lei per prima si è presentata a Montecitorio con la mascherina sul viso e ha suscitato le critiche degli altri parlamentari che la ritenevano troppo allarmista, ora, con il senno di poi, in Aula sono tutti “mascherati” e le dicono che aveva ragione: forse era meglio se si cucivano la bocca prima di attaccarla. Perché la mascherina rappresenta anche l’occasione per parlare senza bavaglio dei fatti che si conoscono e serve a portare avanti il concetto di responsabilità che la politica ha stentato ad assumersi. «Io non la metterò mai», quante volte l’abbiamo sentito dire con una certa spocchia, come se l’autorevolezza dipendesse da questo fazzoletto sulle labbra, che invece serve a proteggere noi stessi e gli altri, non a censurarci.

Il volume di Baldini e Poggi non è però un testo polemico, anzi è ironico, pieno di spunti, di racconti, di “storie”, “storie strane ma vere”, “storie tese” che ci hanno accompagnato in questi mesi di pandemia. Storie anche di ordinaria sottovalutazione come quella della coppia di gemellini indiani chiamati dai genitori Corona (la femminuccia) e Covid (il maschietto) perché mamma e papà non si erano resi conto della gravità del morbo e, del resto, neppure la peste del Seicento all’inizio fu presa sul serio. E poi tutte le credenze, i falsi miti, le assurdità uscite sul virus: dai pipistrelli al fattore K, dai dottori col Becco al 5G, dai ciondoli miracolosi alla follia dei Covid party per contagiarsi meglio (a proposito si dice la Covid, il Covid è sbagliato). Dall’Amuchina spruzzata dal cielo per sanificare le strade alle iniezioni di candeggina al fantomatico Eracleonte fino alla leggenda di Kuchisake-onna, la terribile giapponese che nasconde la sua bruttezza.

Bocca coperta è un manuale che tutti dovremmo avere perché in futuro ripenseremo a questo periodo e alle tappe della pandemia, tra paure e speranza nel vaccino, con il nuovo vocabolario che abbiamo imparato a conoscere fatto di lockdown, tamponi, quarantena, erre con zero, distanziamento sociale e perfino bufale. È un giro di giostra, divertente ma approfondito, nel vortice dell’epidemia. Sarà presentato il 17 luglio al Giardino dei Lecci di Villa Bertelli, a Forte dei Marmi, alle 21.30.

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