Cerca
Logo
Cerca
+

Oltre il Covid, 365 idee per superare la crisi

Lucia Esposito
Lucia Esposito

Da grande volevo fare la giornalista e così, diversi anni fa, da Napoli sono arrivata a Milano per uno stage di due mesi. Non sono più tornata. Responsabile Cultura di Libero, accumulatrice seriale e compulsiva di libri e pensieri. Profondamente inquieta, alla ricerca costante di orizzonti in cui ritrovarmi (o perdermi).

Vai al blog
Esplora:
  • a
  • a
  • a

C'è il caseificio che ha ideato i caciobond, il caciocavallo da acquistare durante l'emergenza e gustare al termine della stagionatura. C'è l'azienda agricola che per mantenere galline, asinelli e cavalli ha deciso di farli adottare a distanza. All'inizio della quarantena, nelle Marche, una commerciante del settore tessile ha pensato di creare il trikini, un costume a due pezzi a cui ha abbinato la mascherina. L'idea ha avuto così tanto successo che la signora è finita sul Daily Mail. C'è una famiglia di Bari che da oltre 40 anni vendeva abbigliamento nelle bancarelle del mercato della città. Con la quarantena e con i fornitori da saldare ha deciso di buttarsi sulla vendita online. E adesso gli affari sono esplosi in tutto il mondo: dal mercato rionale la famiglia è passata a quello globale.
Il libro di Paola Scarsi Oltre il covid: 365 idee per superare la crisi (Erga Edizioni 146 pagine, 9,90 euro) è un viaggio lungo tutta l'Italia, è il racconto del genio dei nostri imprenditori che hanno trasformato in opportunità un momento drammatico. Paola Scarsi elenca 365 idee germogliate nella testa di altrettanti titolari di aziende e negozi più o meno grandi. Una al giorno. 
reinventare
Molti imprenditori sono riusciti perfino a incrementare gli affari durante questo periodo: sono soprattutto quelli che hanno avuto l'intuizione di reinventarsi, di espandere il mercato di riferimento e aprirne di nuovi. «Parlando con tantissimi imprenditori - scrive Scarsi - ho potuto individuare alcune linee guida comuni. La prima è stata la solidarietà, l'esigenza di aiutare associazioni, ospedali, volontari, concittadini. La seconda, la volontà di mantenere il lavoro dei dipendenti: “Non potevo lasciare i miei collaboratori a casa”, hanno detto tanti... oppure “Conosco le loro famiglie una per una”. La terza esigenza è stata quella di salvare l'azienda: “Lo devo alla mia famiglia”, “Non possiamo mollare proprio adesso”». 
saracinesche chiuse
Moltissime aziende, soprattutto quelle impegnate nel tessile, in un momento in cui le mascherine erano introvabili non hanno esitato a riconvertire le loro linee produttive per aiutare il Paese. In Toscana la prima ditta a trasformare la produzione di supporti per camper e auto è stata quella di Sergio Dreoni. «Non voglio fare business, ma aiutare a salvare più persone possibili», diceva. Purtroppo a fine marzo Sergio si è ammalato di Covid e dopo un lungo ricovero è morto. 
Il pensiero va a chi come il signor Dreoni non ce l'ha fatta per motivi di salute ma anche ai tanti che si sono arresi, a quelli che hanno dovuto abbassare saracinesche e licenziare dipendenti. Alla disperazione di chi non riesce più a garantire uno stipendio ai suoi uomini e non sa dove sbattere la testa. Non dimentichiamo quelli che non hanno retto, e piuttosto che vedere la propria azienda fallire, hanno scelto di farla finita. 
Durante il lockdown l'Osservatorio suicidi per motivi economici ha contato 25 vittime, 21 sono stati invece i tentativi degli imprenditori di togliersi la vita. Questo libro non risolve i problemi degli imprenditori ma traccia una direzione, accende una luce di speranza sui giorni che verranno.
riproduzione riservata 

Dai blog