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Oriente e Occidente si sfidano a colpi di dettagli sartoriali

Daniela Mastromattei
Daniela Mastromattei

Daniela Mastromattei è caposervizio di Libero, dove si occupa di attualità, costume, moda e animali. Ha cominciato a fare la giornalista al quotidiano Il Messaggero, dopo un periodo a Mediaset ha preferito tornare alla carta stampata

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Mentre a Parigi va in scena la settimana fashion con Dior che ricorda «la moda resta di moda anche in pandemia» noi abbiamo ancora tanto da dire sulle nostre sfilate milanesi dedicate alla prossima primavera-estate. A partire da Ermanno Scervino (il brand festeggia 20 anni) che nelle sue tenute di Bolgheri, in Maremma, con le tre top, Irina Shayk, Natasha Poly e Joan Smalls, ha presentato i suoi graziosi abiti in pizzo: «Per far sentire le donne più belle». Ed ecco la camicia di pelle (finta) bianca con i fiori ricamati, gli abiti lunghi e corti candidi tutti di pizzo, che torna come intarsio nella maglieria ampia, accostata ai pantaloni sottili o agli short. E poi tanti smoking, in bianco o nero, ma sempre in uno speciale tessuto che al calar della luce si accende di bagliori. Nessun viaggio immaginario alla ricerca di ispirazioni ma semplicemente un viaggio a ritroso nella storia del brand: così Piero Cividini, che non delude mai, racconta la sua collezione: «Nel nostro piccolo abbiamo mantenuto la nostra identità, fatta di pulizia, rigore, qualità dei materiali, con il focus sulla maglieria che è il 50% del nostro business». Grande lavoro. Mentre il brand Hui celebra l'incontro felice fra Oriente e Occidente in un gioco di contrasti: linee sinuose e morbide si alternano ad altre più definite e precise; giochi di trasparenze si specchiano in superfici piene; le lunghezze midi si avvicendano a quelli maxi seguendo un ritmo inedito e singolare. L'estetica di Hui è sempre raffinata ed elegante, sintesi perfetta di due culture che si attraggono e si parlano e che viene enfatizzata da dettagli ricercati, come le allacciature evidenti, le bordature a contrasto, gli inserti sartoriali (foto sopra). Gilberto Calzolari invece suggerisce uno scontro simbolico tra tagli femminili e maschili, i colori accesi, le forti geometrie e l'estetica marcatamente contemporanea. Il tutto utilizzando in maniera estremamente creativa tessuti e materiali sostenibili, in uno statement contro i meccanismi di produzione di massa che produce scarti e sprechi. Lui gli scarti li riutilizza tutti.

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