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“The Killed Radio Star”? Una bufala colossale: perché la radio non muore mai

Francesco Fredella
Francesco Fredella

Francesco Fredella è nato nel 1984. Pugliese d'origine, ma romano d'adozione. Laureato in Lettere e filosofia a pieni voti, è giornalista professionista. Si occupa di gossip da sempre diventando un punto di riferimento nel jet-set televisivo. Collabora con Libero, Il Tempo, Nuovo (Cairo editore). E' uno degli speaker della famiglia RTL102.5, dove conduce un programma di gossip sul digital space. E' opinionista fisso di Raiuno e Pomeriggio5.

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La radio non è mai morta. Il coronavirus ha messo in ginocchio la tv con ascolti sempre più bassi e la radio - in questo periodo - ha segnato l’ennesimo gol diventando il punto di riferimento per gli italiani. Ha vinto e convinto con qualunque mezzo: FM, DAB o in sumulcast con la televisione. Insomma, la radio strizza l’occhio all’Italia. Soprattutto in queste settimane difficilissime. Lo dicono i dati della ricerca curata dall’istituto GfK - “L’ascolto della radio ai tempi del Covid-19” - commissionata da TER (Tavolo Editori Radio) che racchiude la quasi totalità delle emittenti pubbliche e private, nazionali e locali della radiofonia italiana.

Il periodo di emergenza sanitaria costringe tutti a cambiare abitudini di vita determinando effetti non trascurabili sulla mobilità in auto (il 67% della popolazione utilizza meno l’auto) e sui percorsi verso il lavoro (il 30% della popolazione non si reca più al lavoro fuori casa). Si sta a casa e si spegne la tv per accendere la radio. La  ricerca, tra l’altro, parla di “accesso digitale con le nuove necessità di collegamento al mezzo radio con un incremento importante: +24% di reach e + 61% di tempo speso. La nuova domesticità plasma le modalità di ascolto della radio.

“Alla riduzione netta dell’ascolto tramite autoradio corrisponde un aumento dell’ascolto attraverso tutti gli altri device – dice Giorgio Licastro, Responsabile Area Media di GfK - non soltanto la classica radio FM, alla quale si stanno affiancando gli apparecchi DAB+, ma anche la TV, lo smartphone e il PC (con riscoperta da parte delle fasce giovanili). Crescono pure tablet e smart speaker, i quali, pur partendo da basi contenute nel periodo pre-crisi, vedono tassi di incremento analoghi a quelli degli altri device”.

Il Coronavirus cambia totalmente le nostre abitudini. In casa aumenta la presenza maschile e di donne lavoratrici. Così, sempre dai dati TER si nota che la radio resta accesa durante la lista delle attività giornaliere mentre si lavora, mentre si fa ginnastica o nei momenti di relax. Una vera compagna quarantena. Che non tradisce mai. 

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