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Il mondo del lusso? Il top manager Matteo Cuppari lo racconta così

Ad appena 13 anni i giornali parlano di lui e lo definiscono “baby Pr di Milano”. Matteo Cuppari, oggi top manager nel mondo del lusso internazionale, riavvolge il nastro e racconta un passato glorioso sin da adolescente. Eppure è giovanissimo, ha appena 26 anni. La sua scalata è velocissima. In giro per l’Europa, da Londra a Barcellona, è conosciutissimo ad appena 17 anni. “In quel periodo giocavo a calcio come professionista e poi lavoravo, oltre a studiare”, dice Cuppari. A 18 anni, però, un incidente stradale (“si è trattato di un brutto investimento”, svela) – blocca la sua carriera di calciatore. Una vera doccia ghiacciata.

Così, Cuppari inizia a lavorare rivelando un’attività di compravendita immobiliare. “Una vera follia perché ero giovanissimo. Ed ho iniziato in quel periodo nel settore dell’autonoleggio di lusso per molti super ricchi di Dubai e del resto del mondo”, racconta. E poi il suo sogno si avvera: il trasferimento negli Emirati Arabi. “Un cambio di vita definitivo, qui riesco a servire al meglio i miei clienti di Dubai e resto d’Italia o del mondo. Molti miei clienti sono tra i più importanti della Finanza e dell’imprenditoria e le richieste sono le più varie, tra l’altro in Sardegna – questa estate – seguirò per loro il noleggio di barche di lusso”, dice Cuppari.


A 21 anni viene recensito su Men's Shelter per una sua start up. “Una notizia che non sa nessuno perché ho sempre mantenuto un profilo basso in questi anni. Oggi mi occupo di servizi di lusso e compravendita immobiliare, super car rental e Yatch”: Cuppari conosce bene il mondo dei ricchi perché vive da sempre nel lusso, conquistato con enormi sacrifici e dedizione. “Cosa è cambiato per il ricco vero? Nulla. O forse poco”, precisa. Cuppari, con la sua rete di conoscenze e il suo staff, riesce ad organizzare, in pochissimo tempo, vacanze di lusso per portafogli milionari: yatch da sogno, Ferrai, escursioni in elicottero. Un mondo che farebbe andare in delirio tutti. E farebbe storcere il naso ai “rosiconi” dei social.