La lezione di Klopp contro i tuttologi della tivù
Jurgen Klopp, pregiato allenatore teutonico del Liverpool, dall’altro giorno è entrato nel mio Pantheon personale.
Prima quelli di Sky e poi, a ruota, tutti gli altri programmi sportivi tv e on line, hanno mandato, a loop, un formidabile estratto della sua conferenza stampa post sconfitta col Chelsea. In cui, il mister con un’aria di disincanto che rasentava lo scazzo, ha così risposto ad un cronista che gli chiedeva un parere sul Coronavirus: “Non mi piace che su questioni molto serie venga considerata importante l’opinione di un allenatore di calcio” . E ha aggiunto con occhi di brace: “Quello che dice la gente famosa non conta, la mia opinione non conta nulla. Le persone che non sanno nulla, come me, non possono parlare di questi argomenti. Io indosso un cappellino da baseball e ho la barba fatta male. Bisogna ascoltare chi ha le competenze e può dire alla gente cosa fare…”. Sono rimasto pietrificato dalla schietta brutalità di quest’uomo. In un mondo, quello dello sport e -soprattutto- dello spettacolo in cui cani e porci si improvvisano tuttologi, Klopp si è giustamente vantato della sua ignoranza scientifica. Un po’ alla Socrate (il filosofo, non il calciatore), Klopp sa di non sapere e si stupisce che un giornalista possa fargli domande così gassose. Varie le reazioni, tra cui (da sottoscrivere) quella di Myrta Merlino de La7: “C’è voluto Klopp per dire con semplicità una cosa sacrosanta. Gli allenatori allenino, la scienza ci dica cosa fare per combattere il Coronavirus, i giornalisti raccontino…”. Una verità banale. Eppure, quando si tratta di preparazione, uno non vale uno. Ricordo il professor Burioni -oggi molto up to date- che, in un talk zittì un onorevole M5s incartatosi su fantascientifiche teorie No-Vax: “Lei come me deve stare zitto e prendere appunti…”. Anche lì feci la ola. Eppure non passano tempo o programmi in cui eminenti rappresentati del nulla si trasformino da gossippari ad economisti, da cultori del Grande Fratello ad esperti di referendum costituzionale. Ho visto, con tutto il rispetto, Luxuria e la Parietti interrogati sulla prescrizione e sul fondo SalvaStati; sacerdoti discutere dell’elezione di Trump; cuochi interrogati sulla crisi della sinistra. Quando qualcuno propose Liliana Segre come Presidente della Repubblica, lei sorrise: “Non scherziamo”. Non so se tifasse Liverpool…