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Ultimate Beastmaster, un Giochi senza frontiere per soli supereroi

Francesco Specchia
Francesco Specchia

Francesco Specchia, fiorentino di nascita, veronese d'adozione, ha una laurea in legge, una specializzazione in comunicazioni di massa e una antropologia criminale (ma non gli sono servite a nulla); a Libero si occupa prevalentemente di politica, tv e mass media. Si vanta di aver lavorato, tra gli altri, per Indro Montanelli alla Voce e per Albino Longhi all'Arena di Verona. Collabora con il TgCom e Radio Monte Carlo, ha scritto e condotto programmi televisivi, tra cui i talk show politici "Iceberg", "Alias" con Franco Debenedetti e "Versus", primo esperimento di talk show interattivo con i social network. Vive una perenne e macerante schizofrenia: ha lavorato per la satira e scritto vari saggi tra cui "Diario inedito del Grande Fratello" (Gremese) e "Gli Inaffondabili" (Marsilio), "Giulio Andreotti-Parola di Giulio" (Aliberti), ed è direttore della collana Mediamursia. Tifa Fiorentina, e non è mai riuscito ad entrare in una lobby, che fosse una...

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Sta diventando un rito pericoloso. A scuole inevitabilmente chiuse oramai mi ritrovo, ogni sera, davanti alla tv, conficcato nel divano, tra derrate di pop corn e i miei figli agguerritissimi che mi impongono di “gufare contro i francesi” (cosa peraltro che faccio volentieri). L’occasione è la concitata liturgia di Ultimate Beastmaster su Netflix.

Che essendo uno show prodotto da Sylvester Stallone non è esattamente né Apostrophe né un programma di Alberto Angela; è un giocattolone a metà fra Ninja Warriors e il vecchio caro Giochi senza frontiere dei miei anni 80. Solo che i protagonisti, qui, sono esperti di parkour e salti mortali, istruttori di fitness che s’arrampicano come scimmie su catene e pareti impossibili, giocatori di football con muscoli in posti impensabili, campioni di arrampicata capaci di penzolare da 25 metri appesi su due dita. Soltanto per approcciare le prove che consistono nell’attraversare l’enorme corpo (ossa, ventre, muscoli, vertebre, zanne) di una fantomatica “bestia” devi aver fatto parte degli Avengers. Per arrivare in cima “alla bestia” la sfida che si consuma è tra squadre di varie nazioni, ognuna delle quali ha dei presentatori di riferimento. I nostri due, i bravi Francesco Facchinetti e Bianca Balti mitragliano battute, usano cori da stadio e porzioni di pizza come arma impropria; è da loro che i miei figli hanno imparato a menare simpatica iella agli atleti d’Oltralpe. Gente che, in effetti, se la tira in modo imbarazzante. A latere, in registrata, si snodano le storie personali degli atleti stessi (il cinese rimasto orfano che vuol far felice la nonna, lo studente di fisica americano salvato dalla strada grazie allo sport, la casalinga americana con tre figli che s’ammazza di pilates e si commuove); l’altro giorno c’era un italiano migliore della media, tale Cipriani detto “Cippa” che si scaraventava su ruotone gigantesche in movimento vorticoso che lo proiettavano in un tubo che affondava nell’acqua.

A proposito di acqua: anche qui come in Giochi senza frontiere l’acqua domina. Raffredda i bollenti spiriti, accoglie cadute da slapstick comedy, battezza un’umanità oramai rara nella ferocia dei giochi tv. Per il resto, Ultimate Beastmaster è divertimento puro. Ieri sono arrivato al punto di tifare per un cinese mingherlino e taciturno che applicava l’allenamento di Bruce Lee alle tecniche di scalata di Messner. Il cinese ha vinto, i francesi hanno perso…

 

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