Rai 3

Report come Blade Runner: cacciatore di taglie contro i replicanti politici

Francesco Specchia

Non c’è nulla di più divertente di un politico fondatore che, messo alle strette dall’ineluttabilità dei fatti, si trasforma in un affondatore.

Ho visto D’Alema smettere il suo sorriso tagliente e impallidire. Ho visto l’onorevole Rotondi nascondere l’imbarazzo dietro un insondabile aplomb democristiano. Ho visto il ministro Bonafede -il sosia del giornalista del Corriere della sera Fabrizio Massaro- rincorrere con affanno una sua personale idea di etica; mentre l’etica, spinta dai bilanci occulti della Fondazione Rousseau (176mila in stipendi e 66mila in servizi ma non sia sa a chi), se ne andava da tutt’altra parte. Ho visto cose che voi umani non potete neanche immaginare -tanto per citare Blade Runner- nella puntata di Report dedicata all’oscuro mondo delle fondazioni politiche nell'era della Spazzacorrotti, laddove la brava collega Claudia Di Pasquale, brandendo la telecamerina, recitava il ruolo del cacciatore di taglie Rick Decard alla ricerca d’immortali replicanti della politica. Il conduttore Sigfrido Ranucci, dallo studio lanciava il tema, più o meno: “Se la legge Spazzacorrotti equipara le fondazioni con più di un terzo di politici nel board ai partiti politici stessi, come faranno le stesse fondazioni ad eludere gli obblighi di trasparenza di bilancio?”. Risposta semplice: i politici si dimettono ufficialmente da quei board; e le fondazioni continuano a rimanere centri di vibrante cultura ma pure collettori di bilanci dalla trasparenza inesistente. Ho visto, in questo Report, cose che voi umani. E ho goduto parecchio. Le reazioni dei protagonisti dinnanzi ad un’idea perfettibile di lealtà verso l’elettore schiudevano un mondo.  

D’Alema uscito dalla sua Italiaeuropei che, richiesto dall’intervistatrice di lumi sulle donazioni, risponde: “Lei deve fare domande cretine, non è colpa sua. Io mi occupo di politica estera non di queste sciocchezze.” Gasparri, dimessosi da Italia Protagonista, che si fotte il microfono della giornalista e mica glielo ridà. Pittella che, autoesiliato dalla sua Attua, afferma di non avere con essa alcun rapporto; ma, dopo, a telecamere spente, fa dimettere la figlia dal cda. Demagistris con la sua Dema che in realtà non c’è ma fa parlare altri. Soltanto Francesco Giubilei, giovane editore e presidente della Fondazione Tatarella, è l’unico a salvarsi. C’è, in questo, il gusto di vedere la politica in fiamme ai bastioni di Orione, con la certezza che nulla cambierà…