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Report come Blade Runner: cacciatore di taglie contro i replicanti politici

Il programma d'inchiesta indaga sulle Fondazioni. Tra l'imbarazzo spettacolare degli intervistati

Francesco Specchia
Francesco Specchia

Francesco Specchia, fiorentino di nascita, veronese d'adozione, ha una laurea in legge, una specializzazione in comunicazioni di massa e una antropologia criminale (ma non gli sono servite a nulla); a Libero si occupa prevalentemente di politica, tv e mass media. Si vanta di aver lavorato, tra gli altri, per Indro Montanelli alla Voce e per Albino Longhi all'Arena di Verona. Collabora con il TgCom e Radio Monte Carlo, ha scritto e condotto programmi televisivi, tra cui i talk show politici "Iceberg", "Alias" con Franco Debenedetti e "Versus", primo esperimento di talk show interattivo con i social network. Vive una perenne e macerante schizofrenia: ha lavorato per la satira e scritto vari saggi tra cui "Diario inedito del Grande Fratello" (Gremese) e "Gli Inaffondabili" (Marsilio), "Giulio Andreotti-Parola di Giulio" (Aliberti), ed è direttore della collana Mediamursia. Tifa Fiorentina, e non è mai riuscito ad entrare in una lobby, che fosse una...

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 Il ministro Bonafede intervistato a report sulla Spazzacorrotti Foto:  Il ministro Bonafede intervistato a report sulla Spazzacorrotti
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Non c’è nulla di più divertente di un politico fondatore che, messo alle strette dall’ineluttabilità dei fatti, si trasforma in un affondatore.

Ho visto D’Alema smettere il suo sorriso tagliente e impallidire. Ho visto l’onorevole Rotondi nascondere l’imbarazzo dietro un insondabile aplomb democristiano. Ho visto il ministro Bonafede -il sosia del giornalista del Corriere della sera Fabrizio Massaro- rincorrere con affanno una sua personale idea di etica; mentre l’etica, spinta dai bilanci occulti della Fondazione Rousseau (176mila in stipendi e 66mila in servizi ma non sia sa a chi), se ne andava da tutt’altra parte. Ho visto cose che voi umani non potete neanche immaginare -tanto per citare Blade Runner- nella puntata di Report dedicata all’oscuro mondo delle fondazioni politiche nell'era della Spazzacorrotti, laddove la brava collega Claudia Di Pasquale, brandendo la telecamerina, recitava il ruolo del cacciatore di taglie Rick Decard alla ricerca d’immortali replicanti della politica. Il conduttore Sigfrido Ranucci, dallo studio lanciava il tema, più o meno: “Se la legge Spazzacorrotti equipara le fondazioni con più di un terzo di politici nel board ai partiti politici stessi, come faranno le stesse fondazioni ad eludere gli obblighi di trasparenza di bilancio?”. Risposta semplice: i politici si dimettono ufficialmente da quei board; e le fondazioni continuano a rimanere centri di vibrante cultura ma pure collettori di bilanci dalla trasparenza inesistente. Ho visto, in questo Report, cose che voi umani. E ho goduto parecchio. Le reazioni dei protagonisti dinnanzi ad un’idea perfettibile di lealtà verso l’elettore schiudevano un mondo.  

D’Alema uscito dalla sua Italiaeuropei che, richiesto dall’intervistatrice di lumi sulle donazioni, risponde: “Lei deve fare domande cretine, non è colpa sua. Io mi occupo di politica estera non di queste sciocchezze.” Gasparri, dimessosi da Italia Protagonista, che si fotte il microfono della giornalista e mica glielo ridà. Pittella che, autoesiliato dalla sua Attua, afferma di non avere con essa alcun rapporto; ma, dopo, a telecamere spente, fa dimettere la figlia dal cda. Demagistris con la sua Dema che in realtà non c’è ma fa parlare altri. Soltanto Francesco Giubilei, giovane editore e presidente della Fondazione Tatarella, è l’unico a salvarsi. C’è, in questo, il gusto di vedere la politica in fiamme ai bastioni di Orione, con la certezza che nulla cambierà…

 

 

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