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Elogio di Neri Marcorè, da Franceschini a Draghi: la maschera d'Italia

Sulla cresta dell'onda dagli anni 90, è un artista poliedrico e spiazzante tra imitazioni, film, teatro, chitarra. Il suo segreto? Non se la tira mai...

Francesco Specchia
Francesco Specchia

Francesco Specchia, fiorentino di nascita, veronese d'adozione, ha una laurea in legge, una specializzazione in comunicazioni di massa e una antropologia criminale (ma non gli sono servite a nulla); a Libero si occupa prevalentemente di politica, tv e mass media. Si vanta di aver lavorato, tra gli altri, per Indro Montanelli alla Voce e per Albino Longhi all'Arena di Verona. Collabora con il TgCom e Radio Monte Carlo, ha scritto e condotto programmi televisivi, tra cui i talk show politici "Iceberg", "Alias" con Franco Debenedetti e "Versus", primo esperimento di talk show interattivo con i social network. Vive una perenne e macerante schizofrenia: ha lavorato per la satira e scritto vari saggi tra cui "Diario inedito del Grande Fratello" (Gremese) e "Gli Inaffondabili" (Marsilio), "Giulio Andreotti-Parola di Giulio" (Aliberti), ed è direttore della collana Mediamursia. Tifa Fiorentina, e non è mai riuscito ad entrare in una lobby, che fosse una...

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 Neri Marcorè nei panni di Draghi e di Conte Foto:  Neri Marcorè nei panni di Draghi e di Conte
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Neri Marcoré è un caso da studio. E’ un incrocio tra Alighiero Noschese e Vittorio Gassman ma con una puntina di timidezza che lo preserva dalle invidie degli uomini e dall’usura del tempo.

C’è un motivo se, oggi, ancora una volta, la gente si sbellica alla sua imitazione di Mario Draghi al DiMartedì su La7, con Giovanni Floris che non gli fa da spalla manco morto ma poi crepa dalle risate ascoltandolo. Il suo Supermario che prima, impostatissimo, gioca a Monopoli con la Merkel e le spilla soldi facendo la supercazzola (“Tieni conto dell’aliquota Cobram applicata al differenziale con se fosse antani”); e che, poi, si trasfigura in un Agnelli tombeur de femmes e finisce le notti di passione con la Lagarde a controllare i bilanci dell’Ungheria, be’, è quanto di più divertente la politica oggi possa offrire. Ma Marcorè ha fatto lo stesso con l’imitazione di Conte dalla Dandini che per varare la Finanziaria introduce il “SalvaCondomini”. O con quella di Gasparri inebetito davanti alla sua legge, o di Alberto Angela carogna col sorriso, o di Zapatero sosia di Mr. Bean, o dell’integralista cattolica Binetti posseduta dalle diverse anime della sinistra. Quelle che Neri suscita sono esplosioni di risate, di pancia e diaframma. C’è un motivo se non ne sbaglia una dal ’91, dal TgX di Raidue trampolino di lancio per il Pippo Chennedy Show e i programmi gemminati dalla tv delle ragazze. Da dove Neri s’abbandonò alla recitazione pura che, grazie a Un medico in famiglia, lo spinse verso i film di Pupi Avati, tipo Il cuore altrove che gli appuntarono un Nastro d’Argento e nomination al David di Donatello. C’è un motivo, insomma, se un 54enne delle marche briose di Porto Sant’Elpidio, figlio di un falegname e di una calzaturiera, diplomato interprete, sia riuscito a perfezionare la grande lezione dei giganti della commedia all’italiana, (Gassman su tutti, ma pure Manfredi e Tognazzi). E l’abbia fatto trasformandosi egli stesso in un gigante sottotraccia dai vari ruoli: cantante della poetica di Gaber e De André a teatro, doppiatore di manga, regista e sceneggiatore, habitué della beneficienza, calciatore della Nazionale Attori che rifiuta i salotti e gl’incontri con politici e magistrati in odore di procedimento disciplinare.

E il motivo dell’eterno successo di Marcorè sta nel fatto che egli sia talento invincibile e persona perbene: «il ragazzo della porta accanto, uno che le madri vorrebbero come genero: è carino e perbene e il successo, conquistato lentamente, non ne modificato i valori…”, lo descrissero in una delle sue rarissime interviste. Marcoré non rischia mai di identificarsi nei suoi personaggi, non si lega a cordate e ai contratti miliardari e, dopo aver guadagnato con la tv e le fiction (grande l’interpretazione di Papa Luciani), entra nella camera di compensazione delle “cose sperimentali che mi piacciono”. Ed ecco, quindi, l’impegno con Walter Veltroni. Ecco il teatro canzone e i testi impegnati come Tango del calcio di rigore, spettacolo che parte dalla finale Mundial del 1978, quando il generale Videla orchestrò il torneo come strumento di propaganda politica “affinché il mondo si dimentichi delle Madri di Plaza de Mayo”. Nel grande palcoscenico d’Italia, Marcoré è, da 30 anni, protagonista e, al contempo, addetto allo scenario. Personalmente, io impazzisco per la sua imitazione del Ministro Franceschini dallo psicanalista, che cambia i “Beni Culturali” in “Cultura” per fare risparmiare al paese le lettere dell’alfabeto. Ma ognuno ha il Marcoré che si merita…

 

 

 

 

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