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Sia lodato Lucio Fulci, il "terrorista di generi" maestro di Quentin Tarantino

Giocava a dadi con Ella Fitzgerald, era amico di Orson Welles, lanciò Celentano e il Nando Moriconi di Sordi, sublimò la commedia e l'horror italiano. In Francia era un mito, da noi molto meno...

Francesco Specchia
Francesco Specchia

Francesco Specchia, fiorentino di nascita, veronese d'adozione, ha una laurea in legge, una specializzazione in comunicazioni di massa e una antropologia criminale (ma non gli sono servite a nulla); a Libero si occupa prevalentemente di politica, tv e mass media. Si vanta di aver lavorato, tra gli altri, per Indro Montanelli alla Voce e per Albino Longhi all'Arena di Verona. Collabora con il TgCom e Radio Monte Carlo, ha scritto e condotto programmi televisivi, tra cui i talk show politici "Iceberg", "Alias" con Franco Debenedetti e "Versus", primo esperimento di talk show interattivo con i social network. Vive una perenne e macerante schizofrenia: ha lavorato per la satira e scritto vari saggi tra cui "Diario inedito del Grande Fratello" (Gremese) e "Gli Inaffondabili" (Marsilio), "Giulio Andreotti-Parola di Giulio" (Aliberti), ed è direttore della collana Mediamursia. Tifa Fiorentina, e non è mai riuscito ad entrare in una lobby, che fosse una...

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Lucio Fulci Foto: Lucio Fulci
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“Io so’ come i macchiaioli: sputtanati dai manieristi toscani solo perché dipingevano sulle scatole dei sigari, poi però loro so’ rimasti e i manieristi so’ spariti”. Quando Lucio Fulci, regista, sceneggiatore, terrorista di generi (nel senso che -scrivevano i coltissimi Cahiers du cinema- entrava in un genere cinematografico, lo sfondava e passava al successivo) mi pennellò il suo autoritratto era il 1994. Fulci declamava in romanesco il suo passato sopra una sedia a rotelle, aveva una barbaccia da bucaniere, era contento.

 Quentin Tarantino aveva appena vinto a Cannes con Pulp Fiction, e più tardi lo stesso cineasta americano dichiarò che Fulci -con Mario Bava e Nando Di Leo- era stato uno dei suoi maestri. Allora, in Italia, Fulci, però, era considerato un paria, uno scarto da B-Movie, mentre in Francia già lo invitavano all’Eliseo. E, morendo lo stesso giorno del collega intellettuale Krzysztof Kieślowski, il 13 marzo del ’96, si perse pure l’ultima ribalta. Perciò onore al  XXX° Noir in Festival che ha aperto la sua edizione omaggiando Fulci con la proiezione del documentario-ritratto Fulci Talks, on demand da oggi su Chili e CG Digital. Trattasi di una memorabile conversazione “uncut” di 30 anni fa con la regista Antonietta De Lillo. Grazie ai critici francesi e a Tarantino, la memoria di Fulci fu richiamata anche in un altro bel documentario del 2019, Fulci for fake di Simone Scafidi presentato alla Mostra di Venezia, il cui protagonista era un attore che, dovendo interpretare la parte del regista s’immerge nel mistero della sua vita. Fulci si salvava dalla depressione ricordando la sua vita straordinaria. Era uno che, dopo gli studi in medicina, elencò, durante l’esame del Centro Sperimentale di Cinematografia, al maestro Luchino Visconti “tutte le inquadrature che s’era fregato a Renoir”. Uno che, come critico letterario e musicale, fece serata con Saba e Brancati, e a giocò a dadi in camerino con Ella Fitzgerald. Uno che riuscì ad ubriacarsi sul set de L’uomo, la bestia , la virtù  con Orson Welles al quale insegnò il romanesco, ricevendo in cambio la confidenza di essere “sull’orlo del baratro per colpa di quel mignottone di Rita Hayworth”.

I racconti del mio amico Fulci e la sua carriera sdoganata post mortem mi sono vividi. Era di un eclettismo pauroso. Come sceneggiatore scrive melodrammoni come Beatrice Cenci, ma s’inventa per Alberto Sordi il personaggio di Nando Moriconi, l’americano a Roma. Come aiuto regista di Steno in riesce al tempo stesso: a perdere l’amicizia di Totò che l’aveva accusato di una tentata tresca con la compagna Franca Faldini e a passare le nottate al tavolo da poker con Peter Lorre e John Houston. Da regista, Fulci fa di peggio. Lancia un certo Adriano Celentano nei film musicarelli, rispolvera col western la stessa appannata di Franco Nero, dà lavoro al giovane esperto di effetti speciali Carlo Rambaldi (poi Oscar per ET) e dà fiducia ad un paio di caratteristi relegati al ruolo di macchietta chiamati Franchi & Ingrassia. Viene censurato dalla Dc perché nel suo All’onorevole piacciono le donne si metteva in dubbio la sessualità dell’allora presidente del Consiglio (figuratevi oggi). Sfonda all’estero con l’horror e col thriller: Non si sevizia un paperino Zombi2, L’Aldilà o Quella villa accanto al cimitero hanno connotato la produzione di genere anni nei 70/80. Riteneva che i film e gli spettatori fossero come protagonisti di un suo libro, Miei mostri adorati

 

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