Può essere il Del Debbio del servizio pubblico

Come il ritorno di Infante può servire alla Raidue in crisi d'identità

Francesco Specchia

Milo Infante, con quella sua aria da bravo vicino di casa, non possiede affatto le phisique du role del Conte di Montecristo.

Eppure come l’eroe di Dumas, dati gli ascolti con cui sta facendo rinascere il pomeriggio di Raidue (rinverdendo un po’ i vecchi fasti dell’Italia sul 2, assieme a Monica Leofreddi) col suo talk pomeridiano Ore 14, Infante potrebbe davvero mostrarsi fiero e vendicativo. Invece l’uomo, sostanzialmente timido e sopravvissuto a mille tempeste, preferisce il sottotraccia. Milanese, leghista di vecchio conio, più uomo di dialogo che di battaglia, il 52enne vicedirettore Rai l’altro giorno, toccando il 5,4% di share, ha più che raddoppiato l’ascolto. E nonostante avversari o finti amici interni o esterni si stiano avvicinando con appetito al suo format, Milo quel format lo sta sempre più consolidando in un palinsesto che, tutt’attorno, frana. A dire la verità a tener su gli ascolti della Raidue di Ludovico Di Meo (che pure ha rilanciato Infante dalle secche e sicuramente non si può dire che non sperimenti) c’è anche e soprattutto Genny Sangiuliano, direttore del Tg2, il quale con i suoi notiziari in taglio sovranista tocca addirittura dal 9% al 13% di share. Considerando che l’audience medio del canale non supera il 4, 9%, ad evitare l’apocalisse sono nei fatti, due solidi cronisti interni a reggere la baracca. Mi si dirà: Sangiuliano e Infante sono vecchie volpi, sono tuoi amici. Vero. Ma cerco di essere imparziale basandomi sulla forza dei numeri. La seconde rete della tv di Stato è stata superata dalla Raitre di Franco Di Mare (8,4%), oltre che da La7 e Italiauno. I tentativi di sperimentare dei “Report di destra” (perché non un “Quinta colonna” della Rai?) in prima serata come Seconda linea e Anni 20 (1,7% di share!) si sono andati a schiantare contro la concorrenza. A scorrere le medie di rete e le curve d’ascolto di Rai2, il panorama è una landa desolata: 1,2%, 1,7%, 3,5% perfino uno 0,8% sabato scorso. Non si nota una linea editoriale precisa; si programmano vecchie serie e tutorial; si lanciano anche nuovi prodotti ma che poco c’azzeccano con la necessità di ricostruire, virato a destra, il glorioso passato della rete Rai d’approfondimento per eccellenza (leggi Santoro). Quando Mediaset aveva fallito su tutti i nuovi format e conduttori, mi permisi di far notare che a Cologno che un campione dell’infotainment ce l’avevano già in casa ma non se n’erano accorti: era Paolo Del Debbio. Ecco, Infante, mutatis mutandis, è un po’ il Del Debbio della Rai.  

 Pur avendo vinto un Ambrogino d’oro e pur vantando una carriera solidissima e costruita sulla gavetta delle tv locali per sfociare in programmi nazionali di successo, Infante, da sempre in quota Carroccio (ha sposato la prima miss Padania), è misteriosamente trattato dalla politica come il figlio della serva. Personalmente questo lo ritengo questo un atout. Ma non mi spiego perché la Rai -con cui pure, nel passato, Infante ebbe un contenzioso- non abbia mai pensato a lui come risorsa professionale per il prime time. Anche quando faceva l’unico programma di servizio pubblico per ragazzi, Generazione Giovani lo piazzavano ad ore antelucane, o di notte all’ora dei vampiri.

Se Milo ha una buona capacità d’analisi politica e sulla cronaca bianca, vanta però una passione smodata, direi oltre l’umano, per la cronaca nera: si appassiona ad ogni genere di delittazzi, conosce le sentenze e i casi a memoria, gode quasi fisicamente nella frequentazione di criminologi come la Bruzzone o il colonnello Garofano. Fosse per lui vivrebbe sempre nelle caligini di un romanzo di Sherlock Holmes. Inoltre, Infante ha fatto della battaglia contro i femminicidi e la violenza alle donne un punto d’onore. Da quando è tornato in onda ha registrato 3-4 scoopettini nient’affatto malaccio, ricevendone in cambio non il plauso della rete ma l’ennesimo paventarsi del cambio d’orario del programma, proprio nel momento in cui il pubblico ricostruisce quella fascia. Inserire Infante a pieno titolo nel rilancio del servizio pubblico non sarebbe, in fondo, un’idea malvagia…