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Stefano Bollani, il matto con le farfalle nelle dita

Il successo vaporoso di Via dei Matti n.0, il programma del pianista che divulga la musica (nel buon nome del servizio pubblico)

Francesco Specchia
Francesco Specchia

Francesco Specchia, fiorentino di nascita, veronese d'adozione, ha una laurea in legge, una specializzazione in comunicazioni di massa e una antropologia criminale (ma non gli sono servite a nulla); a Libero si occupa prevalentemente di politica, tv e mass media. Si vanta di aver lavorato, tra gli altri, per Indro Montanelli alla Voce e per Albino Longhi all'Arena di Verona. Collabora con il TgCom e Radio Monte Carlo, ha scritto e condotto programmi televisivi, tra cui i talk show politici "Iceberg", "Alias" con Franco Debenedetti e "Versus", primo esperimento di talk show interattivo con i social network. Vive una perenne e macerante schizofrenia: ha lavorato per la satira e scritto vari saggi tra cui "Diario inedito del Grande Fratello" (Gremese) e "Gli Inaffondabili" (Marsilio), "Giulio Andreotti-Parola di Giulio" (Aliberti), ed è direttore della collana Mediamursia. Tifa Fiorentina, e non è mai riuscito ad entrare in una lobby, che fosse una...

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Valentina Cenni e Stefano Bollani in Via dei Matti n.0 Foto: Valentina Cenni e Stefano Bollani in Via dei Matti n.0
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L’altra sera ho visto mio figlio Gregorio Indro di anni 9 (malato all’ultimo stadio del rock dei Led Zeppelin e Greta Van Fleet), in trance, muovere le mani sopra un pianoforte immaginario come se avesse le farfalle nelle dita; era davanti alla tv, a cantare assieme a Stefano Bollani e sua moglie Valentina Cenni Il cielo è sempre più blu di Rino Gaetano. E Bollani il jazzista venuto dall’impossibile era lì che citava Bjork, “cantare è sempre una festa dell’ossigeno” e chiudeva il ciclo di Via dei Matti numero zero, il programma preserale quotidiano di Raitre  (visibile su RaiPlay) che prende la musica, la mette a braccetto e l’intelligenza e la porta a spasso su è giù per il servizio pubblico in una ventata di bellezza e buon umore.

C’è passato di tutto dalla striscia di Bollani, e dal  suo pianoforte e dai monologhi di Valentina. Ennio Morricone e Benny Goodman, Finardi e De Gregori, David Riondino con una strepitosa ballata anti radical chic e Ornella Vanoni, Bersani (Samuele, non Pierluigi) perfino Checco Zalone. Bollani è un folletto chiomato: saltella dal jazz alla musica sacra, ti spiega le melodie dei cartoon a quelle dei cantautori, ti accompagna nei Caroselli degli anni 60 e nel mito dei Beatles, e di De Andrè e di  Mozart, e di Robert Johnson che a un crocicchio del Mississipi incontrò il diavolo e gli bruciò l’anima di blues. Il clima è da amici carissimi, un incrocio fra Renzo Arbore e Johnny Carson,  la regia di un nitore e di una semplicità classiche, la narrazione quella della musica divulgata divertendosi. «Se le parole possono essere pietre, le note invece non offendono mai, un’armonia può confonderti, spaventarti, metterti in crisi, ma non ti umilia», dice Bollani. Per questi mesi ho visto i miei figli incollati al preserale di Raitre come quando, ai miei tempi aspettavo le comiche di Stanlio e Ollio. Finito Bollani ho visto Bollani nella lacrima di mio figlio, neanche fosse l’ultimo concerto dei Kiss..

 

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