Regina in tv

Alessandra Schilirò, la vicequestora "no-Green Pass" all'attacco dello Stato

Francesco Specchia

C’è qualcosa di sciamannato, un cortocircuito, l’idea sgraziata dello stravolgimento dell’ordine naturale delle cose, nella parabola della vicequestora aggiunta Nunzia Alessandra Schilirò. 

Oggi sospesa “in via cautelativa dal servizio e dalle funzioni”, la vice questora, donna d’irreparabile bellezza e di conclamata ignoranza giuridica, ci tiene in sospeso con una dichiarazione che incute una certa suspence: «Da oggi ho revocato la mia iscrizione al sindacato Cosap e, a giorni, conoscerete tutte le motivazioni». E siamo tutti in trepidante attesa. Anche se la vera domanda non riguarda il perché la signora se ne vada dal sindacato della polizia (un po’ sticavoli), ma perché qualcuno ce l’abbia iscritta. La prode Giovanna d’arco del Covid, colei che aveva dichiarato “il Green passa illegittimo e anticostituzionale” citando –a sproposito- la Costituzione, con la grottesca copertura sindacale aveva trovato l’escamotage per potersi esprimersi pubblicamente senza chiedere autorizzazione ai superiori, come invece previsto per tutti i suoi colleghi. Ora la vediamo tracimare in tutti i talk show da Quarta repubblica  a Non è L'Arena con un Massimo Giletti visibilmente colpito da cotanta irruenza.

 Inoltre (altro che assumersi eroicamente le conseguenze dei suoi gesti) la vicequestora aveva chiesto «come cittadina e come sindacalista, l'immediata punizione dei poliziotti che hanno picchiato i manifestanti senza alcuna provocazione», aggiungendo il solito riferimento personalistico, «è buffo come io quasi arsa sul rogo per aver manifestato pubblicamente e libera dal servizio il mio pensiero, invece, passa sotto silenzio chi picchia un cittadino». E' buffo. Ora, a parte che è tutto da dimostrare, magari certe cose le pensi ma non lo dici, specie se sei già incasinata di tuo. E specie se sei ancora un poliziotto che dovrebbe ergersi d’altro lato della barricata, e in realtà sulla barricata non solo non ci sei ma pontifichi da Facebook. E a chi ti chiede perché hai disertato le manifestazioni tu rispondi piccata: «Ripeto per l'ennesima e ultima volta che io avevo consigliato la manifestazione del 25 settembre, proprio perché avevo saputo che a quella del 9 avrebbero aderito anche soggetti con cui niente ho in comune!». Ma se la vicequestora era a conoscenza delle bestie che hanno assaltato la Cgil perché non ha avvertito il magistrato? Si capisce, poi, che i colleghi (a parte i sindacalisti che l’hanno coperta prorogandole di fatto l’inevitabile azione disciplinare del Viminale) siano incazzati con lei.

La vicequestore compare dappertutto in tv, ripete -forse con l’idea che diventino veri- i precetti di “dittatura sanitaria” e di “incostituzionalità”. Cita regolamenti comunitari che dovrebbero, secondo lei, prevalere sulla Costituzione; ignorando la banale eccezione che fanno i costituzionalisti sulle procedura di emergenza, non solo l’evocazione dell’art.32 II° della Carta ma decine di precedenti giurisprudenziali. La vicequestora, ancora indossando la divisa (ancora per poco, ad occhio) sale in cattedra con Forza Nuova nel sottopalco, e incita alla disobbedienza civile. Dice  di muoversi nel solco di Gandhi; di essere ricercata «dalla politica» e di questo non dubitiamo; di «essere un avvocato» e non osiamo pensare se davvero pensasse di avvicinarsi alla professione. Rimanere servi dello Stato, solidi nei propri principi con gli alamari cuciti sulla pelle come diceva Dalla Chiesa, è molto difficile. Veder stropicciare così quella divisa da civil servant, be', è molto triste…