Ipocrisie catodiche

Questa è bella: Conte che condanna la lottizzazione in Rai...

Francesco Specchia

«Lei mi chiede sa il Movimento Cinque Stelle ha lottizzato la Rai? Assolutamente no. Al limite abbiamo suggerito dei professionisti...». Al limite. Molto al limite.
Sede milanese Rai di corso Sempione, ore 14.10. Il programma Ore 14 ospita un frizzantissimo Giuseppe Conte. Il quale, nell'intervista che sta concedendo al conduttore Milo Infante, solleva improvvisamente tra gli astanti - noi compresi - due sensazioni contrastanti. La prima, d'impeto, è quella di alzarsi e assestargli una (metaforica) testata sull'ipotalamo, sede della memoria.
Il leader M5S che nega di avere - come della tradizione - lottizzato la Rai (pur avendone platealmente cooptato, dagli anni del governo gialloverde, l'ex amministratore delegato per la prima volta con pieni poteri Fabrizio Salini); bè, questo è più di un delitto, è un errore, diceva Talleyrand. E, comunica, la voglia di capocciata viene. E questa è la prima sensazione, appunto.

Nel giro di pochi minuti, però, il sentiment verso Conte, nello studio Rai, curiosamente, comincia a mutare: la retorica dell'ex premier si spande nell'aria; la stizza si assesta sulle sue parole levigate. Sembra di essere finiti in un discorso ipnotico di Forlani. Lo sguardo attento dello spin doctor Rocco Casalino, a bordo del campo, lancia saette di approvazione. I volti si rilassano. Tranne quello dell'educato Infante che, ammanettato dalla par condicio, deve essere issarsi sulle domande e non può innescare da solo il contradditorio. Ma, dal spezzato sorriso, si vede che Milo, dentro soffre. E lì ha un sussulto verso l'intervistato: «Quindi il Movimento non ha lottizzato la Rai?...». Il sottotesto è: prova dire di no, se hai il coraggio.
E Conte, il coraggio, ce l'ha: «Certo che no». Ed è come se, in quel mentre, si cancellassero d'un tratto, i mille momenti dell'arrembaggio alla Rai dei duri e puri dei pentastellati; e la scelta imposta da Giuseppe Carboni in cocciuta quota 5 Stelle alla direzione del Tg1 e il siluramento di Teresa De Santis in - finta- quota Lega (operazione, peraltro, tecnicamente ineccepibile, dati gli ottimi risultati del successore Stefano Coletta, uomo Rai) ; e le ammissioni sincere di Roberto Fico, fulgido pentastellato,, «basta lottizzazione in Rai, anche noi abbiamo sbagliato...». E si cancella pure il rammarico recente di Conti non per la spartizione politica dei palinsesti di viale Mazzini, ma per il fatto di esserne rimasto fuori. Tutto, tutto cassato. 

Dopodiché, Conte risponde all'Infante sulla proposta di Salvini di abolire il canone della Tv di Stato: «Non sono per abolire il canone ma per assicurare ai cittadini la spesa per pagare un canone per una controprestazione». E, insomma. Più Conte, parla di «tv che fa servizio pubblico, corretta e non sia in mano alle forze politiche di turno»; più, sussurra a mani giunte «potremmo pensare al modello inglese, cercheremo di incalzare tutte le forze politiche per una riforma della Rai»; bé, più accade tutto ciò, che ecco  subentrare progressivamente dubbio, spiazzamento e, finanche, sincera ammirazione. 

Bravo, però, sto Conte.

Poi, certo, col collega Riccardo Bocca ci chiediamo che cazzo significhi  "il modello inglese". Ma non importa, è un altro discorso: qui è tutto bellissimo. Quando infine  Conte, afferma, accusando Draghi di lottizzazione selvaggia, «penso a una tv che fa servizio pubblico, non in mano alle forze politiche di turno», be', lì per lì non ti viene nemmeno in mente che il leader appulo è qui a denunciare la Rai , da solo, proprio in uno prestigioso spazio Rai. 

E subito realizzi capisci perché il M5S sale. Dio, se l'avevamo sottovalutato...