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Il saluto (romano) di Saviano alla realtà

Lo scrittore napoletano, dopo la Murgia, scambia il gesto di un militare alla parata del 2 giugno per un omaggio al fascismo. Sbertucciato da tutti, invece di fare un passo indietro si getta nel dirupo del ridicolo: «Era una interpretazione semantica»

Francesco Specchia
Francesco Specchia

Francesco Specchia, fiorentino di nascita, veronese d'adozione, ha una laurea in legge, una specializzazione in comunicazioni di massa e una antropologia criminale (ma non gli sono servite a nulla); a Libero si occupa prevalentemente di politica, tv e mass media. Si vanta di aver lavorato, tra gli altri, per Indro Montanelli alla Voce e per Albino Longhi all'Arena di Verona. Collabora con il TgCom e Radio Monte Carlo, ha scritto e condotto programmi televisivi, tra cui i talk show politici "Iceberg", "Alias" con Franco Debenedetti e "Versus", primo esperimento di talk show interattivo con i social network. Vive una perenne e macerante schizofrenia: ha lavorato per la satira e scritto vari saggi tra cui "Diario inedito del Grande Fratello" (Gremese) e "Gli Inaffondabili" (Marsilio), "Giulio Andreotti-Parola di Giulio" (Aliberti), ed è direttore della collana Mediamursia. Tifa Fiorentina, e non è mai riuscito ad entrare in una lobby, che fosse una...

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Saviano e il saluto romano Foto: Saviano e il saluto romano
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C’è un’innaturale abilità nell’offrire fake news al mondo e trasformarle, senza sforzo apparente, in strabilianti minchiate autolesionistiche, come fa Roberto Saviano.
La penultima fake è stata vedere nella parata del 2 giugno saluti fascisti sotto il naso del noto camerata Sergio Mattarella che presiedeva in fez e orbace; e, nel contempo, osservare un’esaltazione filonazista nello storico motto del Goi, il Gruppo Operativo in cursori. Il tutto con coté di sputtanamento democratico che è promanato verso Saviano dall’intero arco costituzionale attraverso politici, editori, storici e intellettuali d’ogni colore. Tutti concordi sul fatto che lo stesso Saviano (e Michela Murgia) avessero esagerato con le “notizie” tarocche.
NESSUNA SCUSA L’ultima fake, invece, Saviano l’ha esalata l'altro giorno. Quando, con slancio masochistico, incrostato di melma, non pago d’aver incassato sberle da tutti mentre i suoi lo imploravano: «Roberto, ti prego, fermati, fermati...», be’ Roberto andava eroicamente avanti.
E non solo non si scusava, ma s’arrampicava sugli specchi, nell’inesausta ricerca di un “fascismo moderno” inesistente. E ripeteva, tra sé e sé, «Michela Murgia e io non abbiamo fatto altro che il nostro lavoro: dare un’interpretazione semantica ben precisa di ciò che è accaduto il 2 giugno scorso: la celebrazione della Decima Mas e il segno di vittoria di #LaRussa.
Quel segno disambigua e ci fa accorgere ora, solo ora, di quanto pericoloso sia quell’omaggio e ancor più pericolosa la giustificazione: “Mannò, è la Decima MAS fino al ‘43, sono quelli buoni”. Quelli buoni che parteciparono alla guerra fascista, all’attacco di Creta e di Alessandria d’Egitto». In realtà, si trattava della Compagna Mariassalto, non fedele al Duce, bensì al Re. Ed ecco, dunque vibrare un’altra mazzolata da parte di storici, politici, giornalisti armati di spietati sfottò da Peter Gomez a Tommaso Cerno, perfino ai colleghi di Repubblica. Il tutto alla faccia dell’ «interpretazione semantica» di un’allucinazione littoria.
Da qui è «semanticamente» interessante osservare l’approccio alle fake dello scrittore. La prima volta è disattenzione, la seconda ignoranza, la terza ossessione. Ma se arrivi alla quarta volta, be’, lì diventa dolo e lotta politica.
Anche perché, con Saviano siamo ben oltre la quarta volta. Vado random nella cronologia delle affermazioni stroboscopiche del buon Roberto. Il 4 maggio 2023, in un’intervista alla Stampa attacca il governo che a suo dire comprime la libertà (la prova è che è stato querelato da Meloni...). Ma contro le sue sparate insorge Mattia Feltri, firma dello stesso giornale. «Alla domanda se l’andazzo non fosse cominciato con la causa intentata da Massimo D’Alema a Giorgio Forattini, Saviano ha risposto di no, perché D’Alema quando andò al governo la ritirò. Non è proprio così. D’Alema era presidente del Consiglio quando, nel novembre del '99, chiamò Forattini in giudizio civile. Per una vignetta, gli chiese un risarcimento di tre miliardi di lire. Tre miliardi. Per una vignetta. Mica male come intimidazione da parte del potere», ricorda Feltri. Ma è solo la punta dell’iceberg. Il 25 ottobre 2022, illivorito, Saviano attacca il ministro della Cultura Sangiuliano ma lo scambia per quello del Merito Valditara. Il 16 aprile 2022 Saviano inserisce a corredo di un suo post sull’Ucraina, la foto di un bambino mutilato a Kiev, fottendosene non solo della privacy, ma pure della sensibilità del piccolo che si rivelerà un sopravvissuto del Kossovo nel 2015. Il 27 giugno 2018 nel programma Il supplente di Raidue, nei panni di un professore, Saviano sposta il caso Dreyfus dalla fine 800 alla Prima Guerra Mondiale. Il 13 giugno 2013, Saviano cita un inesistente rapporto del Congresso americano contro gli emigranti italiani, con tanto di smentita da Washington. Il 16 luglio 2021 Saviano twitta la foto di una signora a Cuba «manifestante» contro la dittatura», la quale s’incazza molto perché in realtà era una felice militante castristra.

TROPPE GAFFE Per non dire della volta che il nostro attribuisce alla Meloni la bassa posizione nella classifica di Rsf della libertà di stampa dell’Italia «in buona quota alle pene detentive previste dalla diffamazione, caso pressoché unico nell’occidente liberaldemocratico, e dall’abnorme quantità di querele mosse a scopo intimidatorio», ma i dati citati non sono corretti, e la situazione dei media era di decenni precedente all’attuale esecutivo, e Saviano non s’era accorto. O se n’era accorto troppo.

In realtà, non ci troviamo di fronte a una semplice sequela di teorie disarticolate. Qua la continua manipolazione della realtà di Saviano evoca le caratteristiche tipiche dei totalitarismi: la maskirovka arte dell’inganno dei russi oggi usata in guerra; il realismo “magico” del Minculpop fascista; la propaganda goebbelsiana. Si tratta d’imporre con prepotenza le proprie ossessioni sfruttando un indubbio (e sopravvalutato) diritto di tribuna. Il fatto che un Saviano così gonfio di ideologia degenerativa scriva per il Corriere della sera spaventa molto... 

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