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"Una classe per i ribelli", come raccontare cose drammatiche in chiave comica

Giorgio Carbone
Giorgio Carbone

Nato a Tortona (Al) il 19 dicembre 1941. Laureato in giurisprudenza a Pavia. Giornalista dal 1971. Per 45 anni coniugato all'attrice Ida Meda. Due figli. Critico cinematografico (titolare) per "La Notte" dal 1971 al 1995. Per "Libero" dal 2000 a oggi. Autore di tre dizionari: Dizionario dei film (dal 1978 al 1990); Tutti i film (dal 1991 al 1999); Dizionario della tv (1993).

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UNA CLASSE  PER  I RIBELLI
Con Edouard Baer, Leila Bekhti  e Laurent Capelluto. regia di Michel Leclerc. Produzione Francia 2019. Durata: 1 ora e 43

LA TRAMA
Paul e Sofia sono due radical chic parigini. Stanno bene (specie lei, avvocatessa  in carriera). Potrebbero  iscrivere il figlio a una scuola del centro. E invece no. Mettere il proprio ragazzo in un istituto privato è un atto di  destra. Così cervellotticamente  decidono di trasferirsi nell'hinterland dove è prevalente l'istruzione pubblica. Decisione non saggia. L'hinterland è notoriamente  interazziale  che più non  si potrebbe. Il piccolo si trova a coabitare  con coetanei musulmani ebrei cinesi.  E' lui l'unico extracomunitario, quindi  lo snobbato, l'emarginato, il  colpevole, a un certo punto la spia. E il bello è che la maggior parte dei compagni  in quella scuola  non ci vuol stare e briga per andare in quella pubblica.

PERCHE' VEDERLO 
Perché è l'ulteriore dimostrazione che i registi di commedie francesi hanno imparato tutto dal nostro cinema negli anni sessanta. Cioè raccontare cose drammatiche in chiave comica (in certi punti addirittura farsesca  come nelle gag riservate al vicino ebreo). Da vedere  per come i francesi, inventori del radical chic, riescono a mettere alla berlina i loro campioni del politicamente corretto. Anche se i personaggi, recitati da due attori impagabili come Edouard Baer e Leila Bekhti, non cessano mai neanche per un minuti di essere simpaticissimi.
 

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