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Frost/Nixon, così Ron Howard trasforma in oro tutto quel che tocca

Giorgio Carbone
Giorgio Carbone

Nato a Tortona (Al) il 19 dicembre 1941. Laureato in giurisprudenza a Pavia. Giornalista dal 1971. Per 45 anni coniugato all'attrice Ida Meda. Due figli. Critico cinematografico (titolare) per "La Notte" dal 1971 al 1995. Per "Libero" dal 2000 a oggi. Autore di tre dizionari: Dizionario dei film (dal 1978 al 1990); Tutti i film (dal 1991 al 1999); Dizionario della tv (1993).

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FROST/ NIXON
Con Frank Langella, Michael Sheen e Kevin Bacon. Regia di Ron Howard. Produzione USA 2008. Durata: 2 ore. Tv, Sky cinema 2  ore 21.15

LA TRAMA
Il film  rievoca, sulla base di un testo teatrale di Peter Morgan, le interviste televisive rilasciate  dall'ex presidente Nixon  al giornalista inglese David  Frost a tre anni di distanza dalla poco gloriosa uscita dalla Casa Bianca  dopo lo scandalo Watergate. David  Frost  non era all'epoca un superstar dei talk show politici, la sua fama era legata a trasmissioni pomeridiane dove la parte  del leone la facevano il gossip e le rubriche di cucina. Per  questo probabilmente  Nixon accettò  di battersi in diretta con lui, convinto che ne avrebbe fatto un sol boccone e avrebbe restaurato la sua immagine alquanto compromessa  dal Watergate. Ma aveva sottovalutato Frost, che vedeva in quel confronto l'occasione per fare il balzo di carriera, arrivare ai talk del prime time televisivo. Ci riuscì. Dopo le prime puntate che avevano visto prevalere  l'ex premier (la risposta del pubblico era stata più che favorevole nei suoi riguardi) Nixon perse ogni prudenza, mise a nudo le sue tare di sempre (l'arroganza del potere, l'inferiority complex  nei confronti di politici più amati). Ammise la sua complicità nel Watergate, cosa che era riuscito a non fare nei giorni prima delle dimissioni. Vince Frost per getto della spugna (lo staff di Nixon cercò di interrompere la trasmissione)

PERCHE' VEDERLO 
Perché ancora una volta  Ron Howard mostra la sua capacità di tramutare (se non in oro, certo in grande spettacolo) tutto ciò che conta. Anche in un genere, quello storico politico  che sullo schermo non ha mai funzionato troppo bene. Nixon/Frost  riesca  funzionare pur raccontando una storia vissuta 30 anni prima e ormai archiviata dal pubblico americano. Howard è talmente bravo da tramutare un handicap  in una scena vincente. Lui, Ron (l'antico Rickie di Happy Days)  fu probabilmente un nixoniano e probabilmente lo votò due volte. Qui, benchè condizionato  dal dramma  di uno scrittore liberal,  permette a Nixon un'uscita più malinconica e dignitosa di quella della piece teatrale. E probabilmente di quella della vita reale.

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