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"Air Force One", ritmi selvaggi e trovate che prendono in contropiede

Giorgio Carbone
Giorgio Carbone

Nato a Tortona (Al) il 19 dicembre 1941. Laureato in giurisprudenza a Pavia. Giornalista dal 1971. Per 45 anni coniugato all'attrice Ida Meda. Due figli. Critico cinematografico (titolare) per "La Notte" dal 1971 al 1995. Per "Libero" dal 2000 a oggi. Autore di tre dizionari: Dizionario dei film (dal 1978 al 1990); Tutti i film (dal 1991 al 1999); Dizionario della tv (1993).

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AIR FORCE ONE
Nove, ore 23.30. Con Harrison Ford, Gary Oldman e Glenn Close. Regia di Wolfgang Petersen. Produzione USA 1997. Durata: 2 ore e 4 minuti

LA TRAMA
L'Air Force One è l'aereo presidenziale USA, il veicolo adibito agli sposatamenti del primo cittadino (il giorno delle Torri Gemelle, il presidente Bush rimase ore sospeso in aria sull'Air Force). Il presidente del film (Harrison Ford) sta tornando a Washington colla famiglia dopo aver preso parte a una conferenza internazionale  sul terrorismo (un famoso capo è stato recentemente messo in gattabuia). Ma appena in volo, l'Air Force è occupato da una banda di terroristi, infilatasi a bordo sotto le spoglie di giornalisti.  Il loro capo (un emaciato Gary Oldman) prende in ostaggio la prima famiglia USA e lancia l'ultimatum. Rilascerà gli ostaggi solo se il governo  americano libererà il loro capo in gattabuia. Ma il presidente è un veterano di guerra, un duro, trova il modo di nascondersi all'interno del velivolo. Si mette in contatto con Washington, ma rifiuta  di  portarsi in salvo, come potrebbe. I terroristi lo cercano, ma lui li elude e li colpisce a uno a uno. Presto arriva alla resa dei conti col capo dei dirottatori.

PERCHÈ VEDERLO
Perché è francamente divertente, per i ritmi selvaggi e le trovate che non di rado prendono in contropiede (l'ha diretto il tedesco  americanizzato Petersen, l'uomo di "Al centro del mirino"). Certo non bisogna prenderlo sul serio neanche per un minuto (altrimenti  come  ce la faremmo a digerire il trasbordo finale da un aereo all'altro?).

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