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"Salvatore Giuliano", uno dei migliori film italiani quando quasi tutti i film erano belli

Giorgio Carbone
Giorgio Carbone

Nato a Tortona (Al) il 19 dicembre 1941. Laureato in giurisprudenza a Pavia. Giornalista dal 1971. Per 45 anni coniugato all'attrice Ida Meda. Due figli. Critico cinematografico (titolare) per "La Notte" dal 1971 al 1995. Per "Libero" dal 2000 a oggi. Autore di tre dizionari: Dizionario dei film (dal 1978 al 1990); Tutti i film (dal 1991 al 1999); Dizionario della tv (1993).

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SALVATORE GIULIANO
Raistoria, ore  21.10. Con Salvo Randone, Frank Wolff, Salvatore Cammarata. Regia di Francesco Rosi. Produzione Italia 1962. Durata: 1 ora e 47 minuti

LA TRAMA
La storia di Salvatore Giuliano (ma Giuliano lo si vede solo nei campi lunghi) il "re di Montelepre" il bandito siciliano che nellimmediato dopoguerra per anni tenne in scacco le forze di polizia. Il principio della fine per Giuliano arrivò quando, su ordine probabilmente della mafia fece una strage di sindacalisti che festeggiavano il 1 maggio a Portella della Ginestra. Pochi mesi dopo venne ucciso. La versione ufficiale fu dopo uno scontro coi carabinieri. In realtà venne accoppato nel sonno dal suo luogotenente Pisciotta. Pisciotta  venne poi ucciso nel carcere dell'Ucciardone (con un caffè avvelenato).

PERCHÈ VEDERLO
Perché è uno dei migliori film italiani realizzato quando in Italia quasi tutti i film erano belli. Francesco Rosi si portò in primissimo  piano con una narrazione fluida e splendida che era anche una  lezione di storia. Dalle ultime fasi del separatismo siciliano, alle collusioni tra mafia e politica, allo sbozzo della figura di Giuliano (bandito romantico o strumento della politica mafiosa). Straordinarie le scene del processo.

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