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L'effetto-Burioni sull'Italia: aveva previsto tutto, ma i “somari” non hanno voluto ascoltare

Gabriele Galluccio
Gabriele Galluccio

Classe 1994, laureato in lettere moderne e catapultato dall'Irpinia a Milano. Giusto in tempo per raccontarvi dal vivo l'epidemia da coronavirus. In questo spazio troverete libere opinioni su episodi e personaggi connessi all'emergenza. Non sono esperto in nulla, ma mi piace parlare di tutto ciò che mi interessa.

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Una rubrica che si chiama “In virus veritas” non poteva che partire parlando di Roberto Burioni alias colui che aveva previsto tutto sul coronavirus. Il medico e accademico marchigiano è noto da tempo per i modi poco convenzionali e molto diretti di esprimere le proprie nozioni scientifiche: insomma, è uno che non ha paura di esporsi. E forse è per questo che a qualcuno non va particolarmente a genio: è successo con la querelle riguardante i vaccini (e di No Vax ne ha fatti arrabbiare parecchi, a ragion veduta), sta accadendo di nuovo con il Covid-19. 

Non è un’influenza”, è il mantra che Burioni ha ripetuto ininterrottamente dalla fine di gennaio. In molti lo hanno definito allarmista, poi però il virus è arrivato in Italia per davvero e la sua voce è diventata una delle più autorevoli e attendibili. “Restate a casa”, era l’appello di Burioni mentre gran parte delle istituzioni si affrettava a minimizzare, regalando così due settimane di vantaggio al contagio al grido di “l’Italia non si ferma”. In questo arco di tempo il noto virologo ne ha fatte di cose: ha sfatato il mito secondo cui non si muore per coronavirus (nei bollettini ufficiali si parlava di "decessi con", una sfumatura non da poco), ha definito errata la convinzione degli anziani e dei malati unici soggetti a rischio e soprattutto ha individuato il pericolo maggiore nella saturazione delle terapie intensive. E ha pubblicato anche un libro sul virus, che è poi il principale appiglio dei detrattori: c’è chi lo ha accusato di voler guadagnare grazie ad una situazione critica, ma in realtà i proventi andranno alla ricerca sul Covid-19. 

Mediaticamente l’effetto-Burioni si avverte eccome: è ricercato in televisione ed è molto seguito sui social, dove è una sorta di star conosciuta anche all’estero. D’altronde piace e fa discutere il personaggio del virologo che se la prende senza mezzi termini con quelli che lui definisce i cialtroni, gli ignoranti e gli arroganti.  E poi ci sono i “somari”, una categoria a parte nonché un appellativo che è diventato un po' il segno distintivo di Burioni. Forse a volte esagera, ma alla base delle sue dichiarazioni pubbliche e anche degli "scazzi" con gli utenti della rete ci sono sempre le nozioni scientifiche: sul coronavirus ha avuto ragione su tutta la linea, se ne sono accorti l'Italia e tutti quei "somari" che gli avevano dato contro per aver fiutato il pericolo. 

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