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Vincenzo De Luca, lo sceriffo della Campania: gioca all'attacco per difendersi dal coronavirus

Gabriele Galluccio
Gabriele Galluccio

Classe 1994, laureato in lettere moderne e catapultato dall'Irpinia a Milano. Giusto in tempo per raccontarvi dal vivo l'epidemia da coronavirus. In questo spazio troverete libere opinioni su episodi e personaggi connessi all'emergenza. Non sono esperto in nulla, ma mi piace parlare di tutto ciò che mi interessa.

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“Riaprire i manicomi è assolutamente urgente perché abbiamo gente furiosa che impazza nel paese, nelle istituzioni. Un manicomio”. Questa è la madre delle frasi cult di Vincenzo De Luca, il governatore che si è trasformato in sceriffo, affrontando con pugno duro e spilla sul petto l’emergenza coronavirus. La Campania e il Sud in generale hanno ben compreso che la salvezza passa dalla prevenzione: l’imperativo è chiusura totale, stare a casa per tenere sotto controllo il contagio ed evitare che il sistema sanitario si trovi ad affrontare gli stessi numeri della Lombardia.

De Luca si è dimostrato un eccellente commissario per l’emergenza: ha fiutato subito il pericolo e ha adottato una comunicazione precisa, assidua e soprattutto dai toni unici… alla De Luca. La Campania pende dalle sue labbra, ne avverte la presenza rassicurante e gode delle sue frasi cult che lasciano sempre il segno. “La testa serve non solo per dividere le orecchie ma anche per connettere i neuroni, per far funzionare il cervello”: De Luca si riferisce alle troppe persone che ancora non si arrendono all’evidenza della situazione e trasgrediscono le prescrizioni nazionali e regionali. Da questo punto di vista il governatore campano è intransigente, tanto da aver chiesto formalmente al premier Giuseppe Conte di mandare l’esercito. Ormai la strategia è chiara: De Luca gioca all’attacco per difendere l'intera regione - e soprattutto il suo sistema sanitario - dalla diffusione del virus. 

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