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Fabio Capello a Luciano Moggi: "Giocare a calcio anche se ci si ammala"

Luciano Moggi
Luciano Moggi

Luciano Moggi nasce a Monticiano il 10 luglio 1937. Dirigente di Roma, Lazio, Torino, Napoli e Juventus, vince sei scudetti (più uno revocato), tre Coppe Italia, cinque Supercoppe italiane, una Champions League, una Coppa Intercontinentale, una Supercoppa europea, una Coppa Intertoto e una Coppa Uefa. Dal 2006 collabora con Libero e dal 13 settembre 2015 è giornalista pubblicista.

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Amici lettori, anziché riempirvi la testa di personali giudizi sul calcio, sul virus e sulla ripresa del campionato, questa volta preferiamo sentire il parere di uno dei più grandi allenatori di tutti i tempi: Fabio Capello, 73 anni, uno che in carriera - oltre a essere stato ct dell'Inghilterra e della Russia - ha vinto sette campionati italiani (quattro col Milan, uno con la Roma e due con la Juve, che però gli sono stati tolti) e due spagnoli (entrambi col Real Madrid), quattro Supercoppe italiane (tre col Milan e una con la Roma) nonché una Champions nel 1993-1994 e la Supercoppa Uefa del 1994, entrambe col Milan.

Fabio, cosa ne pensi della possibile ripartenza del campionato il 13 giugno, quando ancora non sono iniziati gli allenamenti di squadra?
«L'importante è ricominciare. Troppo breve, però, il tempo tra la ripresa degli allenamenti e le gare, soprattutto per i calciatori fermi da due mesi».

Si giocherà a porte chiuse.
«Non saranno gare vere, mancherà il calore del pubblico. Molti club soffriranno».

L'altra novità sono i 5 cambi al posto dei soliti 3.
«È giusto per la salute degli atleti: giocando ogni tre giorni ci potrebbero essere tanti infortuni muscolari».

In caso di ripresa chi vedi favorito?
«Le squadre che si fanno trovare più pronte e preparate: Juve e Lazio su tutte. La differenza potranno farla i calciatori che si sono allenati bene, da soli, in quarantena».

Già. Tu invece come hai passato il lockdown?
«Rimanendo a casa a vedere partite del passato».

Torniamo al discorso della ripresa del campionato. Uno dei punti in contestazione è la quarantena: cosa ne pensi?
«Va esclusa. Non si può fermare l'intero gruppo qualora dovesse esserci un contagiato: l'unica soluzione è allontanare il positivo e sottoporre tutti gli altri al tampone».

Come fanno in Germania, dove la Bundesliga è già ripartita mentre noi siamo ancora nel limbo delle decisioni. Come hai visto il Borussia Dortmund e Halland ?
«Il Borussia mi ha fatto un'ottima impressione, è una squadra giovane con talenti veri. Mi ha sorpreso la forma di Halland: ha qualità e vede la porta come pochi, nonostante abbia solo 19 anni. Un predestinato».

E il Bayern Monaco di Lewandowski?
«È andato a vincere a Berlino con facilità contro un avversario alla sua portata. Müller è in condizioni di forma eccellenti e la squadra è sorretta a centrocampo da un campione come Thiago Alcantara, con davanti Lewandowski che non fallisce occasione per andare in gol mentre Neuer, in porta, para il parabile e l'imparabile».

Non pensi che i tedeschi possano arrivare alle coppe europee meglio delle squadre italiane, visto il nostro ritardo nella partenza?
«Potrebbero mettere a profitto il maggior tempo avuto nel prepararsi, ma potrebbero anche essere stanchi per lo stesso motivo».

Parliamo della serie A. La Juve ha vinto 8 titoli di seguito, alcuni con grande vantaggio: si può dire che il calcio è migliorato?
«Non c'è stato il calcio in questo periodo, c'è stata solo la Juve».

E i due campionati tolti alla tua squadra per Calciopoli?
«Basta pensare alla finale Mondiale di Berlino del 2006, alla composizione della squadra azzurra che conquistò il titolo, per capire che eravamo i migliori e abbiamo vinto sul campo meritatamente».

Conte all'Inter: promosso o bocciato?
«Il primo anno non va giudicato, sarà l'anno prossimo a dare una risposta. L'inizio è sempre difficile per tutti e lo è stato pure per Antonio, ma lui ha tutto per imporsi.E Suning ha tanta voglia di vincere».

Alle spalle di Conte c'è Marotta.
«Lo giudico uno dei migliori dirigenti che ha il calcio in questo momento».

A proposito di allenatori, chi ti piace tra i giovani?
«Simone Inzaghi e Liverani. Simone ha saputo mettere a frutto l'esperienza accumulata negli anni per farsi apprezzare e stimare dai giocatori. E i risultati sono dalla sua parte. Di Liverani, al suo primo anno in serie A, si intuiscono le qualità guardando la classifica: ha saputo portare fuori dal guado una squadra senza grandi giocatori sapendo sfruttare le caratteristiche dei singoli, che non sono eccelse. Secondo me è un predestinato».

La Lazio di Inzaghi ha stupito tutti.
«C'è da fare i complimenti al presidente Lotito e a Tare, il direttore generale. Ho avuto modo di conoscerlo a Dubai e ho capito quanto abbia idee chiare per amministrare la società e scoprire talenti. È lui il migliore acquisto di Lotito».

Immobile è il capocannoniere del campionato con 27 gol.
«È il classico goleador moderno che non dà riferimenti ai difensori avversari, aiuta i centrocampisti e segna gol incredibili, muovendosi in sintonia con i compagni dell'attacco. Sicuramente una pedina molto importante anche per la Nazionale».

Un'altra squadra che ha stupito - in campionato e Champions - è l'Atalanta di Gasperini.
«Gian Piero fa parte della vecchia guardia che non fa filosofia, ma cerca di inculcare nella testa dei suoi la mentalità vincente, riuscendoci, perché credibile. I risultati sono dalla sua parte: lo considero il Klopp italiano».

L'artefice della sorpresa Atalanta è il presidente Percassi.
«È la voglia bergamasca di lavorare e migliorarsi».

Fabio, non si può concludere senza un commento sul Milan.
«Ai rossoneri fa difetto la continuità. Avevano Gattuso, ma non l'hanno confermato per prendere Giampaolo che poi hanno sostituito con Pioli. Avevano Boban e Maldini che, uno prima e l'altro dopo, sono stati messi alla porta. Ora hanno deciso di affidarsi completamente agli stranieri, allenatore compreso. Chissà se è la strada giusta».

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