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Juric e Vagnati, pace armata dopo la rissa: Cairo, attento a fidarti

Luciano Moggi
Luciano Moggi

Luciano Moggi nasce a Monticiano il 10 luglio 1937. Dirigente di Roma, Lazio, Torino, Napoli e Juventus, vince sei scudetti (più uno revocato), tre Coppe Italia, cinque Supercoppe italiane, una Champions League, una Coppa Intercontinentale, una Supercoppa europea, una Coppa Intertoto e una Coppa Uefa. Dal 2006 collabora con Libero e dal 13 settembre 2015 è giornalista pubblicista.

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Fassone a Gonfia la Rete, rubrica della napoletana radio Marte, ci racconta che per vincere si deve spendere di più. Non si offenda Marco ma queste sono le ovvietà che solitamente si dicono quando non si è capaci di vendere e comprare. Conosco Fassone da quando approdò alle mie dipendenze, in Juventus, lo ricordo tuttora come un ottimo "secondo" di Romi Gai nel marketing, sicuramente non avrei mai pensato che potesse tentare la scalata ai vertici societari. Giustamente ci ha voluto provare, ma è stato respinto. Evidentemente non gli è stata sufficiente la breve esperienza fatta al Napoli, nè quella fatta successivamente all'Inter, e tanto meno l'annata 2017/18 passata al Milan come ad.
D'altra parte dirigenti si nasce: occorre carisma per poter comandare gruppi eterogenei come quelli di adesso ed è necessaria la conoscenza dei bilanci, oltre a saper scovare giovani talenti da valorizzare per poi, all'occorrenza, poter rivendere. Faccio esempi che lui conosce bene: Zidane comprato dal Bordeaux a cinque miliardi di vecchie lire e rivenduto, (all'apice della forma), al Real Madrid per 150 miliardi, sostituito con Nedved acquistato dalla Lazio per 45, Pippo Inzaghi comprato a 15 miliardi di vecchie lire dalla Atalanta e rivenduto al Milan per 80.
Operazioni che permisero alla Juve ,di quel tempo,di avere i bilanci in ordine, ma soprattutto senza perdere la competitività.
Parla poi del Napoli, ma si contraddice, perché la squadra è sempre stata competitiva e il suo bilancio è sempre stato tra i migliori perché De Laurentiis, da ottimo imprenditore, ha sempre limitato gli stipendi e le spese di acquisto, diversamente da tanti altri suoi colleghi, e semmai ha abusato di immobilismo non avendo mai cercato di vendere qualche suo campione al momento giusto: Mertens e Koulibaly e Insigne, tutti li avrebbero voluti e pagati a peso d'oro.
Adesso ne sta pagando le conseguenze perché due gli ha perduti a parametro zero e ha dovuto svendere Koulibaly al Chelsea. A Fassone però bisogna però riconoscerli altri pregi , uno dei quali la grande conoscenza della lingua inglese che gli ha permesso di essere buon interprete di passaggi di proprietà di provenienza soprattutto cinese.
L'opinionista Lele Adani ha un carattere litigioso. Tutti ricorderanno la famosa litigata televisiva avuta con Allegri. E sembra non essere ancora finita tra loro, evidentemente Max non gli deve essere molto simpatico.
Non succederà, ma dovesse succedere che qualcuno, preso magari dalla curiosità, dovesse andare a frugare nel passato di Adani da giocatore e in quello di Allegri da allenatore, troverebbe quello di Allegri con tante vittorie e quello di Lele con tante partite giocate. E probabilmente darebbe ragione ad Allegri e torto ad Adani. Ciò nonostante devo dire che a me Adani resta simpaticissimo nelle sue dissertazioni calcistiche che dimostrano quello che ho sempre pensato: come sia facile parlare, più difficile operare.
Spintoni nel ritiro austriaco del Toro, tra Juric e il ds Vagnati.Non sapendo le ragioni della diatriba un consiglio a Cairo è quello di seguire attentamente l'evolversi della situazione tra i due, senza credere ad un abbraccio di circostanza che ha il valore di una pace armata. E magari accertarsi da quale bocca è uscita l'offesa a lui stesso. Lo dico per esperienza essendo capitato a me la stessa cosa con un mister (non a spintoni ma con parole) quando dirigevo il Napoli. Alla fine uno dei due doveva fare le valigie: in quel caso,a fine campionato, toccò all'allenatore.

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