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Marocco campione del mondo? Può accadere in un solo modo

Luciano Moggi
Luciano Moggi

Luciano Moggi nasce a Monticiano il 10 luglio 1937. Dirigente di Roma, Lazio, Torino, Napoli e Juventus, vince sei scudetti (più uno revocato), tre Coppe Italia, cinque Supercoppe italiane, una Champions League, una Coppa Intercontinentale, una Supercoppa europea, una Coppa Intertoto e una Coppa Uefa. Dal 2006 collabora con Libero e dal 13 settembre 2015 è giornalista pubblicista.

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Tutti gridano adesso al "miracolo Marocco". Troppo facile ora. Noi che conoscevamo la squadra nordafricana, titolammo sulle pagine di questo giornale che favorita poteva essere considerata la Francia per la qualità dei titolari e soprattutto dei panchinari e anche per la guida esperta del ct Deschamps. Ma aggiungemmo: «Attenzione al Marocco specialmente se Brasile e Argentina non dovessero essere all'altezza del loro blasone». Lo scrivemmo appena dopo il pari iniziale dei marocchini con la Croazia (0-0) perché ci piacque il loro modo di difendersi sulle linee della palla, anziché sull'uomo, creando una tale intensità che impediva all'avversario di presentarsi davanti al loro portiere.

La nostra deduzione era avvalorata dalla qualità e dal valore dell'avversario, la Croazia, che conta campioni come Brozovic, Modric, Perisic e Gvardiol (quest'ultimo tra i migliori difensori centrali di questo torneo) che, guarda il caso, è l'altra semifinalista che incontrerà l'Argentina, dopo aver eliminato il Brasile. Non ci eravamo quindi sbagliati, forse perché pensiamo di conoscere il calcio mondiale meglio di tanti che lo descrivono e questo ci dà la possibilità di dire prima di tutti ciò che potrebbe accadere dopo. Non è un caso che la difesa del Marocco sia la migliore del Mondiale, avendo subito un solo gol con il Canada, tra l'altro su autorete. Il suo portiere Bounou è tra i migliori del torneo, se non il migliore addirittura; Saiss, il capitano, oltre a saper annullare l'avversario sa dettare i movimenti tattici al reparto; Amrabat è una saracinesca davanti alla difesa, nello scontro con l'avversario esce sempre lui con la palla al piede, fa intensità assieme ad Amallah più avanzato, e sa lanciare i compagni in quei contropiedi che sono stati spesso letali per gli avversari: Hakimi, ora più disciplinato nella fase difensiva, è il suo riferimento per le ripartenze al fulmicotone. Ziyech sempre al servizio dei compagni abbisognosi di aiuto e sulla fascia sinistra a dominare iI duo Attiyat Allah - Boufal, tra l'altro di Attyat Allah l'assist per il gol vincente contro il Portogallo di En Nesyri. Un Marocco insomma agonisticamente e tatticamente perfetto, diretto magistralmente da Regragui.

Non devono quindi meravigliare le sue performance e non è un caso che proprio Francia e Marocco si debbano adesso fronteggiare per contendersi l'accesso alla finale per il titolo in uno scontro, secondo noi, impari. Perché le fatiche fatte per arrivare a tanto potrebbero pesare sulla squadra di Regragui, considerata l'esiguità della rosa e la netta differenza tra coloro che scendono in campo e gli altri che stanno in panchina, visto che si dovranno misurare con la corazzata francese che, al contrario, ha una rosa ampia di qualità e di tutti titolari. Ci sembra allora giusto riconoscere alla squadra africana il merito di essere andata oltre ogni più rosea previsione, ma per questi motivi la vediamo sconfitta nel confronto con i francesi. A meno che cuore, qualità, agonismo e voglia di stupire ulteriormente non prendano il sopravvento sulla fatica: certamente non sarà una passeggiata per gli uomini di Deschamps scardinare il fortino che i marocchini creeranno davanti al loro portiere. L'altra sfida Argentina-Croazia sembra abbastanza equilibrata e la finale del mondiate potrebbe essere in replica Francia-Croazia (o Argentina)... a meno che Marocco e Croazia intendano sovvertire tutti i pronostici e lottare tra di loro per il titolo.

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