
Napoli, quando gioca nelle vie della città c'è un silenzio magico

Impossibile cominciare la cronaca di giornata senza parlare di questo Napoli inarrestabile, che sente odore di 100 punti e che, dopo essere stato eliminato dalla Coppa Italia dalla Cremonese fanalino di coda della serie A (sono questi i misteri del calcio), vince, dà spettacolo e batte la Roma 2-1, va poi a vincere 3-0 con lo Spezia senza nemmeno giocare particolarmente bene e ritorna a Napoli con i tre punti che in totale fanno 56. Osimhen intanto rimpingua il suo bottino di capocannoniere con altri due gol che fanno 16 e la difesa non incassa reti, ed è la migliore del campionato (15 gol subiti) assieme all’attacco che rafforza addirittura la sua posizione con i tre gol rifilati allo Spezia (51 reti).
Questo è il Napoli signori, la squadra che fa sognare un popolo che, per scaramanzia, non vuol parlare ancora di scudetto, ma lo sente vicino e quando la squadra di Spalletti gioca al Maradona la città si ferma, quasi in un silenzio mistico per 90’, per esplodere alla fine anche con i fuochi artificiali. È bello godersi lo spettacolo perché, a partita in corso, nella città non circolano macchine e, nel silenzio dei motori, spesso si sente in lontananza il vociare della gente che gremisce lo stadio, che acclama ora i gol di Osimhen ora quelli di Kvaratskhelia. Coloro che stanno attaccati alle tv, invece, appena finita la partita escono di casa e cantano “o sole mio”. Il calcio sa trasmettere queste sensazioni, in particolar modo nella città di pulcinella ed è bello vedere la gente riversata nelle strade ad acclamare i propri eroi. Persino il parroco di via Petrarca, la domenica dopo aver impartito la santa benedizione, ricorda ai fedeli: «Stasera gioca il Napoli» e conclude con «Forza Napoli».
Troppo bello il folclore che genera il calcio nei napoletani, anche genuino se vogliamo e ve lo dice chi vi scrive per aver provato questa ebrezza per lunghi 5 annidi vittorie, quando dirigeva questa squadra. Era il tempo in cui i napoletani seguivano il pullman della squadra a piedi e in macchina quando il Napoli si muoveva dal ritiro di Soccavo per andare allo stadio, e si formava dietro al pullman un lungo corteo, come succede nelle processioni. Mai visto da nessun’altra parte. Venendo alla partita, alla squadra di Spalletti basta ormai un tempo per scaldare i motori e stancare gli avversari, come è successo a La Spezia, per poi punirli con i gol e le giocate di Osimhen e Kvaratskhelia, alimentati a centrocampo da un inesauribile Lobotka che interrompe, come pochi sanno fare, le trame degli avversari per costruire le sue verticalizzazioni che mandano in gol sia il nigeriano che il georgiano.
Sono i tre moschettieri che supportano in modo superlativo una squadra già forte di per se, che può contare tra l’altro di una parco riserve che, per certi versi, eguaglia quasi tutti i titolari, meno ovviamente i tre di cui sopra che sono il necessario abbellimento per una squadra che vince e dà spettacolo. Il derby di San Siro, invece, è stato vinto dall’Inter 1-0 su un Milan indifeso e indifendibile, in totale confusione, con mister Pioli che sembra più confuso della squadra. Difficile diagnosticare cosa possa essere capitato ai rossoneri dopo la gara con la Roma: la squadra adesso è molle nella testa e nelle gambe, subisce l’avversario agonisticamente oltre che tecnicamente, gli attaccanti non hanno più il passo e la squadra manca completamente di profondità. Al punto da confondere anche i cronisti che faticano a capire se lo spettacolo messo in mostra dall’Intera S.Siro possa dipendere esclusivamente dalla bravura dei nerazzurri o anche dalla debolezza dei rossoneri che, attualmente, sono in una crisi quasi irreversibile. La Roma all’Olimpico ha battuto l’Empoli 2-0 ed è terza, la Lazio è stata bloccata 1-1 a Verona, l’Atalanta è finita ko col Sassuolo.
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