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Coronavirus, genitori separati e visite ai figli: i chiarimenti del governo

Marzia Coppola
Marzia Coppola

Avvocato matrimonialista, educata alla resilienza e alla libertà. Laureata in Italia e in Francia, ho continuato gli studi per diventare anche avvocato della Sacra Rota. Lavoro con l'Avv. Annamaria Bernardini de Pace e mi occupo di diritto di famiglia a 360 gradi (e più!). Convinta che anche dalla relazione peggiore si possa imparare qualcosa.

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Il Coronavirus ha immobilizzato la Lombardia, prima, e l’intera Italia, dopo.  Tutti, da un giorno all’altro, siamo stati obbligati a non uscire dall’Italia, dalle nostre regioni, città e case. Il tutto in forza dei decreti emanati dal Governo, che impongono ai cittadini di restare a casa e di spostarsi e circolare solo per “indifferibili motivi”, autocertificando di volta in volta la specifica circostanza. 

Naturalmente, ci si è subito domandati quali situazioni potessero riempiere di contenuti la scatola dei “motivi indifferibili”. Tra i primi a farsi sentire ci sono certamente stati i genitori separati, che hanno chiesto di continuare a vedere regolarmente i loro bambini. Mamma e papà hanno così iniziato a litigare, a far valere le proprie rispettive ragioni trasformando l’emergenza sanitaria nazionale in emergenza familiare e rendendo ancora più spinosa quella questione che già ordinariamente è frutto di liti, incomprensioni e malcontenti. 

Leggendo il decreto, verrebbe da pensare che le visite con il genitore non collocatario dovessero essere sospese (almeno fino al 3 aprile). Certamente per coloro che, per vedere i figli, devono spostarsi da una regione all’altra. D’altra parte, come noto, la ratio del decreto è quella di limitare quanto possibile gli spostamenti, per evitare di veicolare il virus da un luogo all’altro e da una persona all’altra. Ma, forse, questa interpretazione pone il fianco a strumentalizzazioni da parte di quei genitori collocatari dei figli che fanno del loro “spiccato senso civico”, un pretesto per impedire all’altro genitore (quindi quello che non vive con i bambini) di incontrare i minori. Dall’altro lato, infatti, si sono prontamente fatti valere coloro che – sin dal primo momento – hanno ritenuto imprescindibile, anche in questa emergenza, continuare a tenere vive, con regolarità e costanza, le frequentazioni con i figli. 

A scanso di equivoci, il Governo è intervenuto per rispondere alle numerosissime famiglie italiane in preda a confuse, furiose e inconcludenti discussioni. Sul sito internet ufficiale del Governo, infatti, è precisato che: “gli spostamenti per raggiungere i figli minorenni presso l’altro genitore o comunque presso l’affidatario, oppure condurli presso di sé, sono consentiti, in ogni caso secondo le modalità previste dal giudice con i provvedimenti di separazione o divorzio”. Anche il tribunale di Milano, la scorsa settimana, chiamato a rispondere sulla questione, ha seguito la linea dettata dal Governo.
 
Neanche dieci giorni dopo l’emanazione del decreto che ha “blindato” l’Italia, quindi, lo Stato ha fornito, con riferimento al calendario di visite con i minori, l’interpretazione alla quale attenersi per dirimere, alla radice, le controversie tra mamma e papà in un momento così “nuovo” e inaspettato. 

È certo, dunque, secondo i giudici e il Governo, che se la quotidianità di tutti è stata inaspettatamente e fortemente stravolta e travolta, la possibilità per entrambi i genitori di vedere i propri figli non va toccata. Altrettanto certo, però, è il fatto che, al di là delle indicazioni che lo Stato fornisce in questo momento così delicato, la responsabilità dovrebbe guidare ogni decisione di mamma e papà. Quando due genitori abitano lontani, e magari stanno continuando a lavorare e quindi a essere in contatto con possibili contaminazioni, è davvero così difficile ipotizzare di interrompere per qualche tempo le visite con i bambini, così da lasciarli quanto più possibile immuni dal contagio? A maggior ragione considerando tutte le tecnologie (Skype, faceTime, whatsapp ecc.) che ci permettono di rimane in costante contatto?  

In conclusione, dunque, più che in qualsiasi altro momento, buon senso e collaborazione dovrebbero essere tenuti a mente da parte dei genitori e sapientemente utilizzati come ingredienti determinati per non compromettere la serenità (e la salute!) dei più piccoli.
 
di Avv. Marzia Coppola
[email protected]
Studio legale Bernardini de Pace 

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