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Ristrutturazione casa e separazione. L'ex può avere i soldi indietro? 

Marzia Coppola
Marzia Coppola

Avvocato matrimonialista, educata alla resilienza e alla libertà. Laureata in Italia e in Francia, ho continuato gli studi per diventare anche avvocato della Sacra Rota. Lavoro con l'Avv. Annamaria Bernardini de Pace e mi occupo di diritto di famiglia a 360 gradi (e più!). Convinta che anche dalla relazione peggiore si possa imparare qualcosa.

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Un argomento che suscita fortissimo disappunto quando una relazione finisce, riguarda le spese straordinarie effettuate per ristrutturare la casa coniugale intestata a uno solo dei coniugi. 
Per fare un esempio: il marito ha una casa di proprietà dove la coppia si trasferisce e, per renderla più accogliente e moderna, i coniugi decidono di ristrutturare tutta la zona giorno utilizzando il denaro che la moglie ha accantonato negli ultimi anni. Dopodiché la coppia decide di separarsi, la moglie potrà ottenere dal marito il rimborso di quanto speso dato che lei si trasferirà altrove? 
In generale, la legge prevede che con la separazione si scioglie la comunione dei beni e ciascun coniuge deve rimborsare all’altro le somme prelevate dal patrimonio comune e impiegate a fini diversi dal soddisfacimento dei bisogni familiari. In particolare, con “bisogni familiari” si intendono tutte quelle spese sostenute per il mantenimento della famiglia, dei figli, per la loro istruzione, per le vacanze insieme e così via. E, quindi, i costi per i lavori eseguiti nella casa coniugale sono da qualificarsi come spese sostenute per i bisogni familiari? 
In linea di massima, la giurisprudenza ha risposto in senso affermativo a questo quesito. Ha sostenuto, cioè, che i lavori fatti nella casa dove la coppia ha vissuto insieme sono da considerarsi come interventi finalizzati a rendere la casa “su misura” per quella famiglia. Quindi è come dire che il denaro utilizzato a tal fine è stato speso proprio per il soddisfacimento di un bisogno familiare. 
Secondo questa ricostruzione, pertanto, non ci sarebbe diritto al rimborso e il coniuge che ha investito il proprio denaro nella casa altrui non può che avere il rimorso per non averci pensato prima. 
Tuttavia, in alcuni casi, che devono essere valutati accuratamente dal proprio legale, esiste la via d’uscita per non veder vanificati i propri risparmi. Esiste, infatti, il diritto di ricevere un equo “indennizzo” quando si può dimostrare che, proprio grazie ai lavori eseguiti, il valore dell’immobile è aumentato. Naturalmente questo sarà da provare in maniera decisa e risolutiva posto che il limite tra “valorizzazione dell’immobile” e “soddisfacimenti dei bisogni della famiglia” può essere davvero labile. 
In conclusione, quindi, il coniuge non proprietario non deve darsi per vinto: anche se non potrà ottenere l’integrale restituzione delle somme impiegate per i lavori eseguiti in casa, potrà comunque confidare su un’indennità da valutarsi tenuto conto di quelle che sono le effettive riparazioni e/o migliorie alla casa coniugale. 

Avv. Marzia Coppola
Studio legale Bernardini de Pace

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