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Separazione consensuale e giudiziaria: come funzionano?

Marzia Coppola
Marzia Coppola

Avvocato matrimonialista, educata alla resilienza e alla libertà. Laureata in Italia e in Francia, ho continuato gli studi per diventare anche avvocato della Sacra Rota. Lavoro con l'Avv. Annamaria Bernardini de Pace e mi occupo di diritto di famiglia a 360 gradi (e più!). Convinta che anche dalla relazione peggiore si possa imparare qualcosa.

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Affrontare la fine di un matrimonio può essere doloroso e può causare una profonda sensazione di smarrimento, di paura e di solitudine. Ecco perché avere un po’ di consapevolezza, sapere che cosa comporta tecnicamente la separazione, quali sono i primi passi da compiere e come può svilupparsi l’intero procedimento, può dare un po’ di forza e sicurezza. 
In linea di massima, la separazione (come anche il successivo divorzio) può essere consensuale oppure giudiziale. È consensuale quando sono i coniugi a decidere le condizioni della loro separazione e, cioè, quando marito e moglie - insieme - individuano le regole che da quel momento in poi guideranno la loro famiglia. Saranno gli avvocati, spiegando alle parti quali sono i loro diritti e i doveri, a far valere le rispettive posizioni e a proporre soluzioni fantasiose e su misura per quella specifica famiglia al fine di accontentare tutti. Raggiunto l’accordo, i coniugi dovranno firmalo e i legali depositarlo in tribunale. Dopodiché la pratica verrà affidata a un giudice e verrà prevista una data nella quale si terrà l’udienza (c.d. udienza presidenziale) in occasione della quale il Giudice legge nuovamente ai coniugi le condizioni del loro accordo e chiede alle parti se confermano tutto. In caso positivo, marito e moglie dovranno nuovamente firmare l’accordo davanti al Giudice e, da quel momento, quindi dall’udienza presidenziale, decorrono i 6 mesi per poter eventualmente chiedere il divorzio. 

Tutta un’altra storia, invece, l’ipotesi di separazione giudiziale. In questo caso, evidentemente, il dialogo volto a trovare un accordo non è stato proficuo e, quindi, l’avvocato dell’una e dell’altra parte scriveranno un atto nel quale esporranno il racconto della storia familiare e le richieste del proprio Assistito o della propria Assistita. In questo atto, inoltre, devono essere indicate tutte le prove che l’uno e l’altra portano a fondamento delle proprie domande. Anche in questo caso, la pratica verrà assegnata a un Giudice e verrà fissata l’udienza presidenziale. La funzione di questa udienza, quando la causa è giudiziale, è davvero molto importante perché il Giudice, dopo aver sentito le rispettive posizioni ed essersi fatto un’idea quanto più compiuta possibile della situazione familiare, stabilisce i provvedimenti provvisori e urgenti (provvedimento c.d. presidenziale). Ossia emette un provvedimento nel quale indica come dovranno comportarsi le parti nelle more della fine del procedimento (che potrà durare, per esempio, due anni). Chiaramente, nel frattempo, la famiglia non può rimanere nell’incertezza di chi (e se) deve mantenere chi, di quanto tempo i figli devono trascorrere con l’uno o con l’altro genitore, di chi possa continuare a vivere nella casa coniugale, di chi debba pagare le spese dell’abitazione e così via. I problemi non farebbero che aumentare e il rancore a lievitare. Ecco perché il Giudice prende un per individuare le regole temporanee. Naturalmente, qualora il provvedimento presidenziale dovesse essere ingiusto o illogico per uno dei coniugi (o anche per entrambi) potrà essere impugnato. 
Infine, quando la separazione è giudiziale, i mesi per poter procedere con la richiesta di divorzio sono 12 (anziché, come detto sopra, 6) e decorrono sempre dal giorno dell’udienza presidenziale. 

Tutto questo è il punto di partenza per affrontare il giorno del “no”, quello nel quale l’amore finisce. Poi starà agli avvocati, alla loro esperienza e sensibilità rispondere alle molteplici domande che chiunque si trovasse a fronteggiare la difficile fase della rottura vorrebbe porre. 

[email protected]
Studio legale Bernardini de Pace

 

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