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Beata Lei, la direttoressa Rai sottotraccia

la nuova dg della Rai

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La prima donna direttore generale della Rai è una signora che vive, da sempre, sotto la cresta dell'onda. Lorenza Lei, 52 anni, bolognese, indicata ieri all'unanimità dal Cda di viale Mazzini come massimo dirigente, vanta una biografia potente ma assai discreta. Di Lei, della sua vita privata si sa pochissimo. Sposata, con un figlio chef, umanamente gentile, non frequenta palazzi nè salotti ( a Roma è rarissimo); non ha mai  preso una pizza con i suoi colleghi ed estimatori; non appare in nessuna foto ufficiale. L'unica fotografia che gira della signora è un fermoimmagine tratto da una trasmissione tv. Per dire. Ha fatto, insomma, dell'understatement un'arma impropria. Se si considera che  Mauro Masi sin da ieri al Tg1 si sta proponendo come ospite (perfino conduttore) negli stessi programmi Rai, fenomeno di narcisismo manageriale mai accaduto in natura; be', si intuisce che lo stile, tra predecessore e succeditrice, è assai differente. Di Lei si sa che è cattolica “ma non bigotta”. E che è molto sostenuta dalla Chiesa; Bertone, Bagnasco, Ruini hanno interceduto direttamente per lei col premier Berlusconi esordendo con un: «E allora, ci siamo? Quand'è che un cattolico riconosciuto torna alla guida della Rai? Il servizio pubblico deve tornare tale, bisogna tornare ai valori...». Sono stati accontentati e con loro i politici cattolici, Casini in primis. Di Lei si sa pure che ha un passato nel marketing ecumenico della moda -Valentino- ; che venne notata da Renzo Arbore ai tempi di Rai International  che la segnalò al presidente Rai Letizia Moratti, la quale la assunse su indicazione del capo della comunicazione Saccà; e che ha salito, grazie a una riconosciuta competenza e conoscenza formidabile della macchina Rai tutti i gradini della dirigenza. Lei è stata capo staff di tre direttori generali (Agostino Saccà, Alfredo Meocci, Flavio Cattaneo) ; ha assistito a trecento consigli di amministrazione ed è in grado di ottimizzare le risorse, cosa di cui la Rai ha un disperato bisogna. In Rai se la ricordano per due episodi. Il primo è il successo dell'arruolamento di Ermanno Olmi per filmare l'apertura della porta santa al Giubileo; il secondo è l'impresa, durante l'era Saccà e il crollo della pubblicità dopo l'11 settembre, di esser riuscita a tagliare 70 miliardi nel budget di raiuno in 3 mesi. Allora era a capo del controllo di gestione. Da ora innanzi la gestione sarà più complessa. Oggi la sua nomina ufficiale.

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