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Ahò, è Scarmarcio, mica Laurence Olivier

speciale Tg1

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Riccardo Scamarcio – come diceva Sergio Leone di Clint Eastwood - ha solo due espressioni: col sigaro e senza sigaro. Ma tenete conto che Scamarcio non fuma. Scamarcio, idolo delle ragazzine, famoso grazie al bel Romanzo criminale e ai filmetti d'ispirazione mocciana (da Federico Moccia), nonostante la faccia monolitica da bello e dannato è comunque un discreto attore di cinema e fiction. Uno di quelli ai quali Monicelli assegnava ruoli deuteragonisti ma che non si fidava di rendere protagonista. Ma la domanda fondamentale è: basta tutto questo per renderlo oggetto di un documentario , “Io non sono io-Giulietta e gli altri” l'ultimo Speciale Tg1 targato Minzolini andato in onda su Raiuno con i sacri crismi che una volta toccavano a Vittorio Gassman, Dario Fo, Alberto Sordi? No che non basta. Certo, la mitopoietica in tv si alimenta di sé stessa. Certo, il regista Paolo Santolini ce la mette tutta per seguire il backstage di Scamarcio nella sua prima grande prova teatrale nel ruolo di Romeo, nel “Romeo e Giulietta” reinventato in chiave contemporanea; roba che prevede –per dire- un Mercuzio con cilindro e occhialini simile al Dracula dandy di Coppola, o una Giulietta col rasoio in mano, intenta a sgozzare un tipo mentre sospira: “Dio ha unito i cuori di Romeo e il mio..”. Certo, si vuol comunicare la sensazione di un divismo dimesso in Scamarcio che viene inquadrato in ogni posizione e mozzicone di parola, e sguardo ammaliatore: in Scamarcio in camerino al trucco, Scamaracio in mezzo ai giornalisti adoranti, Scamarcio che si muove tra la folla con rayban, Scamarcio in attesa in bagno. Perfino il suo regista di Scamarcio, un veterano del teatro, qui è macerato e, in scena, rivela a Scamarcio le sue insicurezze:“Io mi sto perdendo, mi piacerebbe che ci perdessimo insieme e trovassimo una via d'uscita”, e Scamarcio forse capisce e forse no, chissà…Poi c'è Scamarcio che ha un sussulto egotista e litiga (ma si vede che è tutta una finta) con gli altri attori al ristorante che paiono invidiosi di lui ricco, bello, famoso e autodidatta mentre loro campano d'arte con lo stipendio di un bidello. Poi ci sono tutti i vip che affollano il teatro alla prima, i drappi rossi, le poltrone prenotate. C'è tutto l'armamentario della superstar osannata che concede il proprio corpo al pubblico vorace. Va tutto bene. Ma, visto lo speciale, hai la netta sensazione che il nulla ha bussato in terza serata sulla più grande rete ammiraglia, e qualcuno gli ha aperto. Un attore barbuto, qui, si spinge a dire su Scamarcio: “Ci troviamo di fronte ad un illustre privilegiato, non è che ce l'ho con Scamarcio, ma quanti ce n'è di attori straordinari che non hanno un decimo delle possibilità che ha lui…”. Come dire: ahò, ragazzi è Scamarcio mica Laurence Olivier. C'era bisogno di un documentario per ricordarcelo?

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