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Bankitalia e Consob dovevano collaborare, violati i patti sullo scambio dei dati

FRANCESCO DE DOMINICIS
FRANCESCO DE DOMINICIS

A Libero dal 2007, è in forza alla redazione di Roma dove si occupa di economia e soprattutto di banche. Il nome di questo blog, Baraonda bancaria, è ripreso dal titolo di un libro scritto nel 1960 da Alberto de' Stefani nel quale l'autore racconta la sua esperienza nel salvataggio del Banco di Roma negli anni 20: è la storia di intrecci politici e gestioni fuori legge. Dopo un secolo, nell'industria finanziaria italiana, non sembra cambiato granché.

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Francesco De Dominicis twitter@DeDominicisF Sono una decina e dicono chiaramente che Banca d'Italia e Consob devono collaborare, scambiandosi dati e informazioni, sull'attività delle banche italiane. Anche sulle «famose» obbligazioni subordinate. Stiamo parlando degli accordi che, a partire dal 2006, le due autorità finanziarie hanno firmato impegnandosi ad agire in coppia per fare le pulci agli istituti di credito, con l'obiettivo finale di tutelare il risparmio. Risultato che, alla luce del crac delle quattro banche «salvate» in extremis col decreto del governo, non pare essere stato centrato in pieno. I riflettori si sono spostati su Bankitalia e Consob quando si è scoperto che 10mila risparmiatori hanno perso circa 500 milioni di euro investiti in bond di Banca Marche, Chieti, Ferrara ed Etruria. Il premier Matteo Renzi ha preso atto dell'azzeramento quando era troppo tardi. Magari qualcuno ha provato a spiegargli tutti gli effetti del decreto. Sta di fatto che la polemica che ne è seguita ha spinto lo stesso Renzi a puntare il dito contro Palazzo Koch e contro la Commissione (che si sono rimpallate la responsabilità a colpi di interviste alla stampa). Una sfiducia sfociata nella scelta di affidare gli arbitrati per i clienti «sbancati» all'Anticorruzione di Raffaele Cantone. Il quale ieri ha ricevuto la telefonata del governatore Ignazio Visco che non vuole rimanere nell'angolo e ha proposto di collaborare. Ma una riforma organica del sistema di vigilanza appare scontata. Riforma che a palazzo Chigi potrebbero motivare proprio col flop della collaborazione. Due in particolare i patti «violati». Il primo (8 settembre 2009) sullo «scambio di dati». Il secondo è più specifico: è datato 21 maggio 2012 e prevede il passaggio di «informazioni sulle banche che effettuano offerte al pubblico aventi a oggetto titoli di debito», tra cui i bond subordinati. La rottamazione è dietro l'angolo.

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