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Il compromesso di Bankitalia sulle Bcc

FRANCESCO DE DOMINICIS
FRANCESCO DE DOMINICIS

A Libero dal 2007, è in forza alla redazione di Roma dove si occupa di economia e soprattutto di banche. Il nome di questo blog, Baraonda bancaria, è ripreso dal titolo di un libro scritto nel 1960 da Alberto de' Stefani nel quale l'autore racconta la sua esperienza nel salvataggio del Banco di Roma negli anni 20: è la storia di intrecci politici e gestioni fuori legge. Dopo un secolo, nell'industria finanziaria italiana, non sembra cambiato granché.

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Alla fine la vicenda si chiude con il più classico dei compromessi. Banca d'Italia asseconda un po' di esigenze di potere territoriale al mondo dl credito cooperativo, ma pretende che la riforma – con la creazione delle holding – sia completata nel 2017, in anticipo rispetto alla scadenza prevista dalla legge ovvero maggio 2018. Le bcc potranno avere due case, Iccrea e Cassa centrale, oltre quella che di fatto già esiste a Bolzano. Il problema è la stabilità del settore. Ad allarmare Bankitalia - che da tempo, in realtà, è in pressing sul comparto delle bcc - è il risultato delle ultime verifiche a tappeto condotte dalla stessa Vigilanza del nostro Paese. Si tratta degli esami che hanno riguardato le 462 banche escluse dalla competenza degli sceriffi della Bce di stanza a Francoforte. Via Nazionale dice che tre bcc su quattro se la passano male. Le carte ufficiali si limitano a riferire 300 richiami alle banche e si tratta quasi esclusivamente di bcc: non ci sono i nomi e da questo punto di vista c'è da dire che la trasparenza sull'operato degli ispettori non è totale. La risposta di rito - in questi casi - è che le pagelle pubbliche corrono il rischio di mettere in pericolo la stabilità del settore. Niente cartellini rossi, ma l'obbligo di fare presto.

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