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Le responsabilità dei banchieri scaricate sui correntisti

FRANCESCO DE DOMINICIS
FRANCESCO DE DOMINICIS

A Libero dal 2007, è in forza alla redazione di Roma dove si occupa di economia e soprattutto di banche. Il nome di questo blog, Baraonda bancaria, è ripreso dal titolo di un libro scritto nel 1960 da Alberto de' Stefani nel quale l'autore racconta la sua esperienza nel salvataggio del Banco di Roma negli anni 20: è la storia di intrecci politici e gestioni fuori legge. Dopo un secolo, nell'industria finanziaria italiana, non sembra cambiato granché.

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Scaricare sui correntisti, anche in maniera poco trasparente, le responsabilità dei banchieri. Col sostanziale silenzio della Vigilanza – che finge di alzare la voce, ma in realtà non fa nulla di concreto per tutelare i consumatori – le banche italiane stanno alzando i costi dei conti correnti. Non si tratta di aumenti di ordinaria amministrazione né tanto meno giustificabili con l'andamento dei prezzi, visto che l'inflazione è piatta ormai da un pezzo. La questione riguarda le commissioni praticate allo sportello che molti istituti di credito – non tutti, va detto – stanno aumentando per recuperare i costi subiti lo scorso anno per i salvataggi delle quattro banchette sull'orlo del crac. Secondo una stima della Bocconi, tra gennaio e ottobre del prossimo anno le commissioni cresceranno del 7%. Chi sperava che la questione fosse affrontata e presa di petto alla giornata mondiale del risparmio dell'Acri di fine ottobre è rimasto deluso. I vertici dell'Abi e della stessa Acri hanno speso parole per la tutela del risparmio, senza entrare nel merito delle scorrettezze della categoria che rappresentano. Solo un passaggio, timidissimo, nella relazione del governatore di Bankitalia, Ignazio Visco. Il quale ha parlato di «relazioni chiare e pienamente trasparenti» che «contribuiscono a rafforzare la fiducia nei confronti delle banche» e che la stessa fiducia è «l'ingrediente principale». Poi l'invito a rispettare questi «principi» nei «casi di modifica delle condizioni contrattuali, consentite solo in presenza di un giustificato motivo». Più che una strigliata, che sarebbe stata necessaria, Visco ha messo agli atti un finto richiamo. Così nessuno potrà mai accusarlo di silenzio.

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