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My name is Carrai, il James Bond di Renzi

Dai tg la notizia di un'agenza di cyber sicurezza data a chi pagava la casa a Renzi

Francesco Specchia
Francesco Specchia

Francesco Specchia, fiorentino di nascita, veronese d'adozione, ha una laurea in legge, una specializzazione in comunicazioni di massa e una antropologia criminale (ma non gli sono servite a nulla); a Libero si occupa prevalentemente di politica, tv e mass media. Si vanta di aver lavorato, tra gli altri, per Indro Montanelli alla Voce e per Albino Longhi all'Arena di Verona. Collabora con il TgCom e Radio Monte Carlo, ha scritto e condotto programmi televisivi, tra cui i talk show politici "Iceberg", "Alias" con Franco Debenedetti e "Versus", primo esperimento di talk show interattivo con i social network. Vive una perenne e macerante schizofrenia: ha lavorato per la satira e scritto vari saggi tra cui "Diario inedito del Grande Fratello" (Gremese) e "Gli Inaffondabili" (Marsilio), "Giulio Andreotti-Parola di Giulio" (Aliberti), ed è direttore della collana Mediamursia. Tifa Fiorentina, e non è mai riuscito ad entrare in una lobby, che fosse una...

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Renzi e Carrai nel 2005 a Firenze (come eravamo giovani) Foto: Renzi e Carrai nel 2005 a Firenze (come eravamo giovani)
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E se Marco Carrai, il dioscuro, il Mazarino di Renzi dal sorriso aguzzo, l'uomo che gli pagava la casa a Firenze senza «nulla volere in cambio», diventasse davvero lo spione telematico del Presidente? Ipotesi affascinante, e un tantino inopportuna. Che sguscia dal Fatto Quotidiano, fa il giro dei siti d'informazione e finisce sui telegiornali e nei talk show (pure se con col fragore che meriterebbe): per Carrai sarebbe pronto un decreto di nomina che lo metterebbe a capo di un'«Agenzia per la sicurezza informatica incardinata presso la Presidenza del Consiglio (ossia presso il Dis diretto da Giampiero Massolo)». L'annuncio è stato dato dal premier ai fedelissimi Boschi e Lotti e -per dovere- a Marco Minniti sottosegretario a Palazzo Chigi con delega ai Servizi di sicurezza a cui Carrai e i suoi dovrebbero riportare. La notizia è talmente inverosimile da essere vera. In effetti Carrai ha il pallino della cyber security: possiede la Cys4, una società del settore che opera anche con gli israeliani i quali, in tema di controspionaggio, non sono i primi arrivati. Carrai, inoltre, sarebbe una sorta di lobbysta di categoria. La materia, insomma, la mastica, al punto - dicono dal Pd- «di fare a Renzi una testa così sui crimini informatici». Insomma, un accerchiamento riuscito quasi per sfinimento. Ma tant'è. Da quando, pare da ambienti dei Servizi, è trapelata l'indiscrezione (e, sempre pare, proprio per «bruciare» il novello James Bond del Giglio Magico), la notizia sembra già ridimensionata. Sì, ci sarà la nuova Agenzia. Ma qualcuno fa notare che sarebbe un doppione dell'efficientissima sezione di cyber security già operante in seno all'Aise. Eppoi, per diventare dirigente apicale di un popò d'organismo simile, occorre un requisito essenziale: la laurea. Che Carrai non possiede. Carrai s'è fermato -come si dice sempre in questi casi- a pochi esami dal pezzo di carta. In una memorabile intervista a Salvatore Merlo del Foglio fu egli stesso, fieramente, a ricordare: «Un giorno ero all'università per un esame, e mi avvicinai al professore chiedendogli se potevo dare l'esame subito, per primo, visto che avevo un impegno di lavoro a Verona e mi trovavo un po' in difficoltà. Quello mi rispose così: “I suoi impegni di lavoro non sono compatibili con l'università”. Allora io gli risposi che aveva ragione. Quindi gli voltai le spalle e all'università non ci rimisi più piede. Qualche mese dopo lavoravo al Mit di Boston, come consultant. A volte la laurea non serve». A volte. Ma non è questo il caso. In realtà, però, l'ostacolo-laurea è eludibile. O con una legge ad hoc, ma risulta onestamente improbabile una legge ad hoc per trasformare in 007 un gaudente ex assistente della Provincia di Greve di Chianti. Oppure affibbiando a Carrai il suo ruolo preferito, il consultant, il consulente. Anzi: più che consultant, superconsultat appiccicato formalmente al dirigente di turno, ma di fatto con pieni poteri. Certo, Carrai non avrebbe, in questo caso, la qualifica di «agente segreto», la «licenza d'uccidere» come ironizzano i detrattori. Però, come consulente, potrebbe godere di una robusta copertura e di prerogative su molte operazioni (i consulenti sono, qui,utilizzatissimi), roba attribuita dalla legge 14 del 2007. Certo, Carrai magari non prenderà lo stipendione dei dirigenti dei Servizi -anche a 400mila euro annui circa- . Ma sicuramente non è tipo che lavora gratis. Eppoi, vuoi mettere il prestigio. L'ambiente dei Servizi -Aise ma anche Aisi e Dis, questi ultimi dipendenti da Renzi- è ora in subbuglio. E qualcun'altro subito nota che i precedenti tentativi di rendere autonoma una squadra informatica contro i crimini d'alto livello sono sempre naufragati. Primo fra tutti quello del Gat, il Gruppo Anticrimine Tecnologico della Guardia di Finanza, che dopo grandi risultati -come i 2,5 miliardi fatti pagare a dieci concessionarie del gioco d'azzardo di Stato o l'Operazione Macchianera sulle truffe Inps- ha perso il fondatore Umberto Rapetto. Rapetto, ufficiale d'accademia, «cyber sceriffo» sulle orme del mitico Kevin Mitnick, aveva in mente una struttura agile, all'americana, svincolata dalle logiche d'apparato e gerarchiche. Ma al Gat vennero sempre più limitate le competenze. Nel 2012, dopo essere vista rifiutata la nomina a generale, Rapetto diede le dimissioni e si mise a fare, appunto, il «superconsultat». Che il suo sogno ora lo raccolga Carrai, avrebbe il segno della nemesi...

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