Complimenti per la trasmissione

Undressed come spogliare (male) il comune senso della tivvù

Francesco Specchia

Diciamo che è un po’ come infilare - ma con timidezza- Liala in un film di Rocco Siffredi. «Il bacio no, dai, non me la sento il bacio è una cosa importante...», sussurra, nella sua burrosa verecondia, la  Silvia svicolandosi, alla luce dell’abat jour, a due centimetri dal labbro del tatautissimo Massimiliano. Il quale Massimiliano commenta senza un plissè: «È una ragazza di valore...». Il suddetto dialogo, tra due sconosciuti al primo appuntamento, odorerebbe d’approccio romantico ottocentesco. Se non fosse uno dei tanti «esperimenti sociali» di Undressed, il dating show di Deejay Tv (da lunedi a venerdì seconda serata) che consiste nel prendere un uomo e una donna, farli spogliare in una stanza buia e infilarli, nudi, in un lettone. Da dove, uno schermo con voce metallica alla Piero Angela, scandisce loro la progressione dell’approccio, che dovrebbe scaldarsi via via, fino all’infiammata finale dell’ormone. Prima schermata: «Raccontatevi le vostre esperienze» (e Massimiliano sconvolge Silvia fino al gancetto del reggiseno). Seconda schermata: «Fatevi un massaggio» e Silvia si schianta sulla schiena del compagno con la furia d’un Pastamatic. Terza schermata: «Annusatevi» ed ecco le narici dei due cocker in forma umana che s’inebriano di ferormoni.  Quarta schermata: «Baciatevi» ed ecco il contatto tra due resine. Sembra, insomma, d’assistere  a quei dialoghi al vapore che fanno da prologo ai film porno; solo che qui, al momento di concludere (quarta schermata: «Fate la vostra scelta»),  i due -in linea di massima- si rivestono, si danno la mano e «la ringrazio della compagnia, se passa da Milano non manchi di farsi sentire...». Uno s’immagina le cose più zozzone e, invece, ce ne fosse una che si conceda, non foss’altro per il gusto della telecamera. La stessa progressione si ha con altre coppie che si chiamino Maura e Thiago, Gloria e Livio; che siano italiane o interraziali, di muscoli scolpite o tornite di ciccia e sorrisi. Undressed è un pruriginoso gioco d’illusioni che ha come unico pregio quello di costare come cinque minuti di Amici e tre minuti del Grande Fratello. Ma almeno lì si balla, si canta e -qualche volta- si tromba, come direbbe  il vecchio Benigni.  L’ascolto è discreto, e potrei dire che il tutto è una triste metafora dell’incomunicabilità sociale. Potrei. Ma il filosofo Rocco Siffredi mi prenderebbe a pedate...