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Cecchi Paone e la notizie romanzate

Il buon esordio dell'anchorman al Tg4

Francesco Specchia
Francesco Specchia

Francesco Specchia, fiorentino di nascita, veronese d'adozione, ha una laurea in legge, una specializzazione in comunicazioni di massa e una antropologia criminale (ma non gli sono servite a nulla); a Libero si occupa prevalentemente di politica, tv e mass media. Si vanta di aver lavorato, tra gli altri, per Indro Montanelli alla Voce e per Albino Longhi all'Arena di Verona. Collabora con il TgCom e Radio Monte Carlo, ha scritto e condotto programmi televisivi, tra cui i talk show politici "Iceberg", "Alias" con Franco Debenedetti e "Versus", primo esperimento di talk show interattivo con i social network. Vive una perenne e macerante schizofrenia: ha lavorato per la satira e scritto vari saggi tra cui "Diario inedito del Grande Fratello" (Gremese) e "Gli Inaffondabili" (Marsilio), "Giulio Andreotti-Parola di Giulio" (Aliberti), ed è direttore della collana Mediamursia. Tifa Fiorentina, e non è mai riuscito ad entrare in una lobby, che fosse una...

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Anchorman Foto: Anchorman
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Le news quasi romanzate. Spiegare cos'è, letteralmente,  una società off shore, mentre si parla dello scandalo fiscale di Panama; postillare, con cappello in mano (neanche fosse il presidente Truman) perché il cappello Panama si chiami davvero così; avvertire che l'Egitto «ci prende in giro ancora, lo dico e me ne assumo le responsabilità» sul caso Regeni. Eccetera. Alessandro Cecchi Paone, al suo esordio da anchorman nel Tg4 delle 19, ha introdotto un nuovo genere: la divulgazione personalizzata della notizia. Il che, non è affatto un male.   Cecchi Paone, a volte eccessivo e irritante altre volte (il più delle volte)  compassato come un gentleman, possiede indubitabilmente una tecnica e una padronanza dei tempi televisivi oliatissime.  Entrato in punta dei piedi nel ventre dello storico Tg di Emilio Fede -il Tg era soprattutto una protesi di Fede-  ora dominio di Mario Giordano, Cecchi ha abbandonato quasi subito il ruolo dello star starter dell'infotainment americano e ha smistato bene i servizi. Una battuta col corrispondente Gatti da Londra («Non è che Cameron su Panama si nasconde dietro un dito?») mentre scorrono le immagini dei vip evasori fiscali; un'altra battuta  introducendo le dimissioni del ministro Guidi con la collega Sgobbi dalla Basilicata («Tempa Rossa sembra un posto in Messico o in Florida. E invece...»); un'altra ancora anticipando un servizio sugli «elementi digitali» («Oddio che spavento!»).  L'eloquio di Cecchi prende quasi a braccetto le notizie e le porge allo spettatore, con educazione.  Non so ancora se questa  sua   strategia  sdrammatizzate, all'insegna del «sapete di certo cosa è successo oggi, ma se non lo sapete perchè avevate da fare, ve lo dico io» sia o meno appagante per pompare gli ascolti del telegiornale. Lo  si vedrà dopo le prime due settimane di conduzione. E non so nemmeno se i dirigenti Mediaset contrari alla decisione dell'azienda di arruolare Cecchi che in effetti contrassegna pesantemente un marchio storico, avessero o meno tutti i torti. Però, dall'esordio, Cecchi Paone si è dimostrato un ottimo giornalista,  con uno spiccato senso teatrale che potrebbe  imprimere una svolta, un modo per  rendere originale l'informazione.  Vedremo.

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