Complimenti per la trasmissione

Tutti salvi per amore (son tutte belle le mamme del mondo)

Francesco Specchia

sussurra, nel vapore d’un’ foulard e di un ricordo perduto, Giovanna Nuvoletti. Giovanna è un’anziana fotografa,  di pensieri e gesti altolocati, figlia del Conte Giovanni e di una madre che prima le ha fatto lo sgarbo di suicidarsi sotto i suoi occhi; e poi s’è trasformata, la venusta genitrice, in un irraggiungibile feticcio di «bellezza, eleganza, ricchezza, nobiltà», tutte ostentate tra le serate mondane alla Capaninna, le feste a Capri, e una comparsata in Montenapoleone in un film di Totò. Non un gesto d’affetto, nè un sorriso per la figlia, cresciuta con  una vecchia tata veneta dai  piedi piatti. La storia di Giovanna -poi salvata a sua volta da un tentato suicidio, grazie all’allegria di tre figli e nove nipoti- è soltanto una delle sei storie vere, attraversate da commuovente umanità di Tutti salvi per amore (Raitre, domenica seconda serata). Il programma di Serena Bordone, prossima conduttrice di Agorà Estat, dopo aver indagato la coppia, ora s’addentra nel pericolante rapporto madre/figli. E lo fa con una delicatezza rara, con la carezza di un racconto che fa sorgere, in qualsiasi genitore, un’inedita idea di tenerezza. Mi rendo conto che detto da me, che considero la tv la cosa più inaffettiva del mondo, può spiazzare. Eppure in quest’ora e mezzo di reportage familiare sembra di passeggiare tra le pagine di Natalia Ginzburg. Bella la storia di Giovanna, appunto che dice alla madre: «guarda che se ti togli la vita non ti rivolgo più la parola». Toccante è la vicenda di Claudia, donna pisana assai ansiosa che divente fortissima «che nella malattia del figlio Edoardo s'è dimostrata forte e determinata». E il figlio Edoardo a sei anni correva «con un pancino che mi pesa» perchè una malattia genetica gli aveva fatto perdere un rene; e quel rene, poi, gli è stato trapiantato grazie alla stessa mamma Claudia  donatrice con compesso di colpa. Riveltarice  è la parabola di Fabrizio «brasiliano adottato ha 22 anni che insegna hip-hop studia make up», e si veste da drag queen, e ama gli altri uomini; e la sua mamma gli augura un futuro, a sua volta, da genitore. Storico è il racconto di Luigi e della madre Ruth la cui vita convulsa ha cadenzato il secolo. Forse sei storie a puntata son troppo, tre più approfondite basterebbero. Ma il risultato è la  speranza d’una  tv migliore...