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La Rimozione forzata che ti rimuove il cervello

Lo strampalato programma di D-Max

Francesco Specchia
Francesco Specchia

Francesco Specchia, fiorentino di nascita, veronese d'adozione, ha una laurea in legge, una specializzazione in comunicazioni di massa e una antropologia criminale (ma non gli sono servite a nulla); a Libero si occupa prevalentemente di politica, tv e mass media. Si vanta di aver lavorato, tra gli altri, per Indro Montanelli alla Voce e per Albino Longhi all'Arena di Verona. Collabora con il TgCom e Radio Monte Carlo, ha scritto e condotto programmi televisivi, tra cui i talk show politici "Iceberg", "Alias" con Franco Debenedetti e "Versus", primo esperimento di talk show interattivo con i social network. Vive una perenne e macerante schizofrenia: ha lavorato per la satira e scritto vari saggi tra cui "Diario inedito del Grande Fratello" (Gremese) e "Gli Inaffondabili" (Marsilio), "Giulio Andreotti-Parola di Giulio" (Aliberti), ed è direttore della collana Mediamursia. Tifa Fiorentina, e non è mai riuscito ad entrare in una lobby, che fosse una...

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Gente in carne il ciel l'aiuta... Foto: Gente in carne il ciel l'aiuta...
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Che fascino può avere un mondo pieno di gente grassa, quando va bene volgare e opportunista, quando va male dedita alla violazione sistematica delle leggi? Che appeal racchiude, in sé, il mondo sommerso delle aree di sosta occupate abusivamente e bazzicate da società private che asportano auto, pick up e furgoni attraverso carri attrezzi che sembrano avvoltoi rapaci? E' questa la domanda che mi sono posto affrontando Rimozione forzata (D-Max, giovedì ore 12.35), la docufiction che con un'azienda, la “South Beach Rimozioni” s'addentra nell'inferno dell'automobile selvaggia di Miami. Rimozione forzata è la negazione totale di ogni senso estetico. Tra gli assunti di questa società di servizi dove scorre un'umanità avariata e dove “non si accettano carte di credito”, non c'è un carattere normale che sia uno. Sembrano tutti reclutati dal Jersey Shore o dal bar di Guerre Stellari. La rumorosissima proprietaria si chiama Christie, ha un fratello, Robbie, pancia da birra e codino, con più tatuaggi che pensieri; entrambi sono insidiati dall'altro socio, Perez, che vuole rilevare scorrettamente il business. L'impiegato più sensibile è un obeso, Dave, che diventa ancora più orribile dopo terrificanti interventi di chirurgia estetica; Dave si spacca entrambe le braccia a causa di una caduta dal tetto sul quale era salito per l'attacco di uno struzzo killer uscito dal retro di un camioncino sequestrato; con le braccia ingessate è costretto a chiedere ai colleghi di accompagnarlo in bagno. Bernice è una nera che trabocca ciccia e antipatia licenziata dal furgoncino –chiosco della madre; una che approccia gli uomini con possenti prese di wrestling; e che aggancia, col carro attrezzi, tutti quei camion che in Florida, pare abitualmente, usino i parcheggi dei ristoranti cinesi per organizzare parties. Jerome è un ragazzotto, lardossissimo, che cade nel panico ogni volta che una donna gli strizza l'occhio. Poi c'è una biondina, di cui mi sfugge il nome, che insegue i suoi debitori saltellando come fosse Spiderman e spezzando loro le ossa. Ho seguito una puntata senza né capo né coda, la trama esile come divieto di sosta. Quasi un'esperienza lisergica. Una puntata di Rimozione forzata è un invito a rimuovere il cervello. Chissà cosa succederebbe se a qualcuno venisse in mente di girare un reality su un gruppo di feroci gangsta sudamericani a Milano, abbandonati tra la sede dei vigili in piazza Beccaria e gli uffici dell'Aci in Porta Venezia…

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