Complimenti per la trasmissione

Lo (scontato) dietro le quinte di Macron

Francesco Specchia

Non v’è  politico, oggi, nella Francia dell’europeismo e dell’orgoglio ritrovati, più spudoratamante mediatico di Emmanule Macron. Guardatevi Macron: dietro le quinte di una vittoria, l’instant documentary sulle Presidenziali francesi andato in onda su Sky TG24 HD e Sky Atlantic -ora on demand-, e ne avrete la palpabile sensazione. Il nuovo Presidente di Francia espettora orgoglio come un piccolo De Gaulle - tutti i presidenti partono con l’essere De Gaulle e si limitano a somigliare aMitterand- ; ma poi si mostra come un eversore gentile, un sorta di Grillo che ha fatto l’Ena. Macron è un talento nel fare entare le telecamere nella sua dimensione del Reale. Macron brilla per gesti automatici: abbraccia e bacia la moglie Brigitte in qualsiasi momento, luogo e posizione e ne cerca l’insidacabile consenso («Come sono andato, cherie?» «Ne parliamo dopo, in privato») ; coccola i suoi più stretti collaboratori, nell’orgoglio dei moschettieri di Dumas («Ci sono molte persone che si uniranno a noi, bisognerà governare con molta gente che non era con noi fin dall’inizio voi dovrete perdonarmi questo: perchè riunire è allargare»); mangia negli autogrill come un Salvini qualsiasi; si immerge in un crocchio incazzoso di operai nonostante il disdoro dei bodyguard; spara fucilate sugli avversari («Lei è davvero insopportabile» si lascia sfuggire l’avversaria Marine Le Pen durante il dibattito tv); ripete il suo discorso di ringraziamento da solo, in camerino, davanti allo specchio,  un Pierrot cazzuto all’Eliseo, e prima ancora di sapere di dover ringraziare. Macron descrive tutta la sua irresistibile ascesa, dal movimento En Marche! alla presidenza, in un vivido backstage; lo fa , attraverso  immagini in presa diretta, senza commenti e voce narrante e con la regia puntuale di Yann L’Hénoret, ovviamente embedded. Quel che ne esce è un racconto muto tra stress e risate, reazioni e strategie in risposta alle dichiarazioni degli avversari politici, caffè ingollati nel tripudio  del post- vittoria. Un esprit agiografico ben confezionato, senz’altro. Emblematica e patinatissima  l’immagine dei piedi di Emmanule e di Brigitte (lei in tacco viola) contemporaneamente  nell’urna. Macron: dietro le quinte di una vittoria è un buon prodotto documentaristico,. Ma la narrazione è vecchia come il cucco. Dal film di Micheal Ritchie Il candidato (’72)  in poi, la parabola dell’ousider che s’arrampica sul tetto del mondo ci è stata servita in tutte le salse. Qui la storia ha una sua rigorosa grammatica, ma è fredda, manca un po’ d’anima. Come, forse, monsieur Le President.