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Il nuovo dg Orfeo, bravo, concavo e convesso

Ritratto del nuovo direttore generale della Rai

Francesco Specchia
Francesco Specchia

Francesco Specchia, fiorentino di nascita, veronese d'adozione, ha una laurea in legge, una specializzazione in comunicazioni di massa e una antropologia criminale (ma non gli sono servite a nulla); a Libero si occupa prevalentemente di politica, tv e mass media. Si vanta di aver lavorato, tra gli altri, per Indro Montanelli alla Voce e per Albino Longhi all'Arena di Verona. Collabora con il TgCom e Radio Monte Carlo, ha scritto e condotto programmi televisivi, tra cui i talk show politici "Iceberg", "Alias" con Franco Debenedetti e "Versus", primo esperimento di talk show interattivo con i social network. Vive una perenne e macerante schizofrenia: ha lavorato per la satira e scritto vari saggi tra cui "Diario inedito del Grande Fratello" (Gremese) e "Gli Inaffondabili" (Marsilio), "Giulio Andreotti-Parola di Giulio" (Aliberti), ed è direttore della collana Mediamursia. Tifa Fiorentina, e non è mai riuscito ad entrare in una lobby, che fosse una...

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Mario, il nuovo dg Foto: Mario, il nuovo dg
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È meglio a tenè 'a mala spina ca nu malo vicino, meglio avere una spina nel fianco che un cattivo vicino, sussurrano a Napoli. Ora, considerando che il napoletanissimo Mario Orfeo, classe 66, fresco direttore generale della Rai -benedetto nella liturgia trasversale del partito azienda, dei risultati ottenuti e dei «poteri forti»- ha come unica spina nel fianco Beppe Grillo e i suoi distillati di odio; be', rientra nell'ordine naturale delle cose che, per lo stesso Orfeo, non spunti un vero nemico nemmeno a pagarlo. Orfeo è uno strano, fascinoso mix. Possiede la tigna professionale di un Ezio Mauro (di cui è stato pupillo come ottimo caporedattore centrale a Repubblica) e la paraculesca capacità di relazione democristiana di un Carlo Rossella. È mostruosamente bravo, ma è pure in grado di farsi concavo e convesso verso qualsiasi superficie di potere. Il coperchio adatto ad ogni pentola. Orfeo ha mantenuto affettuosi rapporti con l'ex giornale-partito di Scalfari; è passato indenne dalle forche caudine dei Caltagirone; ha fatto magnificamente surf, in perfetto equilibrio politico, sui frenetici cambiamenti di spoil system nei telegiornali Rai che ha diretto. Ma, nel contempo, ha pure risollevato giornaloni come Il Mattino e Il Messaggero; ha rinnovato tecnologicamente il Tg2 dove l'aveva piazzato il berlusconianissimo Mario Masi; ed è stato richiamato, da un tecnico puro come Gubitosi, alla guida di un Tg1 che dal 20% -gestione Minzolini- ha fatto veleggiare verso un ascolto record del 26-27%, circa 6-7 milioni di spettatori nelle edizioni pregiate. «È velocissimo, si presenta alle 8 del mattino in redazione conoscendo anche le brevi dei giornali locali. Ti rompe i coglioni su tutto, dalle immagini ripetute agli accenti sbagliati nei servizi. È ineusauribile sia sul lavoro che nelle relazioni...», concordano amici e nemici -in egual numero- della sua redazione. Tutti colleghi  che, onestamente, lo vedono arrivare sempre  per primo ed andarsene sempre per ultimo. C'è da dire che, sotto quella barba incolta, quell'aria da personaggio gioviale estratto da un racconto di Luciano De Crescenzo, Orfeo lascia  serpeggiare un'irascibilità oltre l'umano. Più di una sedia, presa a calci,  al secondo piano di Saxa Rubra ha subito atroci destini, tra le urla del capo. C'è, però,  anche da aggiungere che, dieci minuti dopo,  Orfeo torna il cazzaro di sempre: battuteggia, racconta barzellette, fa scherzi ai colleghi più inamidati costretti ad una passiva resistenza. Orfeo è comunque rispettoso di chiunque, vuoi per naturale educazione, vuoi perchè -pensava Rossella- si sa mai chi hai davanti e chi potrà diventare.  A parte le rituali ospitate a Porta e porta e qualche anelito di gossip (Dagospia scrive  che abbia perso 18 chili grazie ai consigli alimentari della salutista Francesca Fiadini, a lui  assai vicina), il neo direttore generale  blinda tenacemente ogni notizia del suo privato. Si sa che frequenta il ristorante Settembrini, vicino casa, praticamente un secondo ufficio come la toilette di Fonzie. Si sa che,  curiosamente,  non è tifoso di una squadra di calcio ma di un singolo allenatore, l'amico Allegri, che segue ad ogni cambio di casacca. Si sa che  in modo quasi sciamanico, è in grado di contenere i latrati dei politici. Tranne appunto di Grillo e dei Cinque Stelle che l'accusarono di una direzione giornalistica troppo filorenziana e troppo antigrillina  per via di presunti e frequenti servizi contro  Virginia Raggi. Una volta Orfeo  è stato oggetto di un “agguato” in stile Iene di militanti M5S armati di telecamera. L'hanno accusato di non essere sopra le parti. Solo che lui se n'è fottuto altamente e ha pure educatamente salutato verso l'operatore.  In effetti, Orfeo non sta nè sopra le parti, nè sotto. Gli sta semplicemente accanto, attento osservatore. Nessun cattivo vicino, per l'appunto. Non è un caso che - se si eccettua quel pazzo di Carlo Freccero che, in un gesto vaporoso alla Sartre, ha proposto se stesso alla direzione- , anche il cda che l'ha nominato dopo Campo Dall'Orto s'è mostrato estremamente rispettoso. Dal nuovo dg ora s'attende una scossa al piano d'informazione. Orfeo probabilmente la farà, mentre gli altri sono distratti...

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