Complimenti per la trasmissione

Ale e Franz, a Buona la prima! il passato ritorna (ma c'è di peggio...)

Francesco Specchia

Quando ho visto Ale e Franz, sempre più magri e dall’espressione allegramente sdrucita, tentare –solo tentare- di sollevare Martin Castrogiovanni, ex pilone della nazionale di Rugby, un bulldozer fatto di muscoli e capelli che passava di lì per caso, mi ha preso subito un’ansia. E il pensiero è corso subito alla mia discopatia. Poi, sul palco, si stagliava Katia Follesa che faceva “Campanellino” e s’arrampicava su un tavolo;  e c’era Alessandro Betti, che incasinava tutto. L’ordine impartito dall’auricolare era riferito, credo, genericamente, alla favola di Peter Pan e Ale e Franz si muovevano, come al solito, in equilibrio su un copione invisibile. Insomma. Nello scenario del Teatro Franco Parenti di Milano (deliziosi quei cordami che scendono e accarezzano i velluti alle pareti) , dopo dieci anni, è tornato Buona la prima (Italiauno mercoledì , prime time), ossia il programma di improvvisazione teatrale che mette alla prova i veri talenti comici. Col programma tornano anche i due suddetti protagonisti che io adoro sin da quando facevano i gangster sfigati ai bordi dell’antico Zelig. E il senso del programma sta nel raccogliere, da parte degli interpreti, la traccia di una trama abbozzata e ordini appena appena scanditi, appunto, via auricolare da ospiti variegati  -qui Francesco Pannofino, perfino l’ex arbitro Cesari- . L’altra sera,  lo spettacolo è durato tre ore col pubblico in sale che rideva e tendeva a non scollarsi dalla sedia. Ale, Franz e i loro ospiti transumavano tra le librerie, il tavolo, il divano e la bicicletta bianca d’un finto loft riempito dalle battute di una commedia di Neil Simon. Tra l’altro, tutte battute a braccio. Nei ring d’improvvisazione teatrale la performance si lubrifica in modo proporzionale alla complicità degli interpreti. In questo caso Ale e Franz lavorano all’unisono. Semmai l’ostacolo alla scioltezza delle trama sono stati proprio  alcuni degli ospiti, Federica Panicucci e Ambra non brillantissime, ma provate voi a seguire una sceneggiatura dettata in tempo reale dal caso. Un tantinello insulsi gli sketch in esterna nei quali l’interazione è con un pubblico ignaro. In teatro rideva. Ma, da questa parte del video, a lungo andare, ho avuto la sensazione di una dilatazione del tempo. Come un vecchio orologio che scandisce perfettamente i tempi,  ma il cui tic tac rischia d’esser molesto. Ci vorrebbe, cari Ale  Franz, uno scatto, una botta di novità. Ma con quel che gira in tv ci si può accontentare…  Ale e Fra