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Angelo Pintus, un mistero semantico

Dietro le performance dell'imitatore

Francesco Specchia
Francesco Specchia

Francesco Specchia, fiorentino di nascita, veronese d'adozione, ha una laurea in legge, una specializzazione in comunicazioni di massa e una antropologia criminale (ma non gli sono servite a nulla); a Libero si occupa prevalentemente di politica, tv e mass media. Si vanta di aver lavorato, tra gli altri, per Indro Montanelli alla Voce e per Albino Longhi all'Arena di Verona. Collabora con il TgCom e Radio Monte Carlo, ha scritto e condotto programmi televisivi, tra cui i talk show politici "Iceberg", "Alias" con Franco Debenedetti e "Versus", primo esperimento di talk show interattivo con i social network. Vive una perenne e macerante schizofrenia: ha lavorato per la satira e scritto vari saggi tra cui "Diario inedito del Grande Fratello" (Gremese) e "Gli Inaffondabili" (Marsilio), "Giulio Andreotti-Parola di Giulio" (Aliberti), ed è direttore della collana Mediamursia. Tifa Fiorentina, e non è mai riuscito ad entrare in una lobby, che fosse una...

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Monologhista Foto: Monologhista
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Astutissima e stroboscopica, la proposta di matrimonio che il comico Angelo Pintus fece in diretta alla fidanzata Miki, dal palco dell'Arena di Verona è la cosa che più si ricorda dello show Pintus@Arena che Italiauno ha riproposto ieri (7,8% di share). Ma è anche l'unica cosa che si ricordi. Pintus, ex animatore di villaggi, cabarettista pettinato con una trebbiatrice, indicato da Carlo Conti a Sanremo come «riempitore di teatri» (ed è vero, e spesso il pubblico è di ragazzini) pratica un tipo di umorismo che, per me, è un mistero semantico.  Davvero. Capisco che l'uomo sia un accorato monologhista e anche, probabilmente, una brava persona; ma non mi fa  ridere. Mi rendo conto che è un mio limite. Ma, nel visionare la replica del suo spettacolo, ho provato a concentrami sulle battute di Pintus. Ne ho, con cocciutaggine, analizzata gestualità, paralinguistica,  tempi televisivi. E l'ho osservato, nerovestito, saltellare sulla  musica di Rovazzi; fare vocine in falsetto per scimmiottare i bambini arruolati nell'edizione juniori di Masterchef (roba da Erode); tentare ritratti di personaggi noti, «Antonino Canavacciuolo è di Napoli ma parla come Ibra, me l'immagino come faccia a letto con la moglie» ; o evocare un  passato da nerd adolescente: «Quando una ragazza non vi caga, il metodo migliore per non imbarazzarsi è che anche alla più gnocca puzzano i piedi, anche a Belen..». L'ho inquadrato, Pintus, mentre ricordava le esperienze in discoteca o in bus a Trieste; e mentre cantava in playback come un qualsiaai teenager medio che cazzeggi con le app Dubsmash. L'ho sentito modulare la voce di Bruno Pizzul per la radiocronaca della confezione un finto «piatto di merda», sulla scia di Cracco. Ho provato tutto questo steso sul divano, in ascolto zen, con mia moglie, inviperita, che voleva vedersi una serie su Netflix. Ovviamente, poi, s'è sdilinquita, come ogni essere umano femminille nel raggio di 5 metri, all'atto della proposta di matrimonio (stavolta) in differita. Ma non è bastato a spiegare a noi, maturi spettatori generalisti, per quale motivo un bravo imitatore senza testi all'altezza possa essere scambiato per Benigni...    

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