Complimenti per la trasmissione

Guess My Age, l'innocuo Papi di prima serata

Francesco Specchia

Forse la cosa più malinconica -uno spleen, oserei romanzesco- della tv recente è stata Enrico Papi, il quale, resuscitando senza alcuna umana pietà, Sarabanda, tentava l’imitazione di Trump credendosi Alec Baldwin. Papi è uno strano, fibrillato revenant dei palinsesti. Ha un talento naturale nel giocare con l’aria fritta; nel buttare tutto in vacca; e nel ridere, da solo, a battute autoprodotte che, ad occhio, non riesce a capire neanche lui. E, da quando l’hanno fatto cantare nei Festival estivi (d’altronde canta anche Rovazzi, che però ha un suo pubblico), probabilmente gli è vagheggiato il pensiero d’essere il nuovo Fiorello. Perciò ero convinto che non sarebbe durato, che sarebbe riscivolato nell’oblio, che morto un Papi se ne fa subito un altro. Premesso tutto ciò, nel momento in cui Tv8 ha annunciato di aver affidato Guess My Age, format francese - già esportato in Ungheria, Germania, Slovacchia e Austria (dal lunedì al venerdì prime time) a Papi, il miglior portatore d’ansia del video, ho preso un Tavor e maledetto gli dei. Dopodichè, ho doverosamente visionato il programma. Ri-premetto che odio i game show. E questo è un classico game show in stile Soliti ignoti, dove, invece di indovinare il mestiere degli ospiti, una coppia di concorrenti deve azzeccare sette persone sconosciute, togliendo ad ogni errore, soldi a un tesoretto di 100mila euro. Si disseminano le domande di indizi e si spara l’età: un esercizio sociale che chiunque almeno una volta nella vita ha tentato. Nella puntata di Guess My Age che ho visto spiccavano Emanuela e Leopoldo coppia che non vuole avere figli perchè sfiancata dai viaggi intorno al mondo. Poi -in ordine sparso- c’era Mirko, un tatuatore che non conosce le canzoni di Giuni Russo; e Amelia poliziotta la cui età mette in crisi moglie e marito; e Stefania «che ha l’età di Fedez»; e un signore con la barba che negli anni 90 avrebbe cantato negli ZZ Top. Risultato? Non malaccio, rispetto a quel che m’aspettassi. Stroboscopica la scenografia alla Amadeus con quelle lame di luce che ti fanno distrarre dal copione. Buona la regia. E -udite, udite- regolare, perfino piacevole, la conduzione di Papi. Il quale, sulla scia di Gerry Scotti, ha fatto anche una battutella empatica proprio sui Soliti ignoti. La sensazione è quella di una simpatica sfogliatina alla Settimana Enigmistica...