Complimenti per la trasmissione

Crossing Lines, la Ue non va neanche nelle fiction

Francesco Specchia

La Ue è un concetto smerigliato, anche nella fiction. Non si può parlare davvero di Unione Europea se, oltre a non avere bilancio ed esercito unici, si continuano a girare serie poliziesche allegramente scopiazzate dagli extracomunitari, Stati uniti soprattutto. Già di esito disastroso su Raidue, Crossing Lines (Netflix e Amazon Video) non è altro che un Criminal Minds dalla fantasia stazzonata in cui un ex commissario della Suretè francese, Louis Daniel, riunisce sotto la supervisione di un boss dell’Europarlamento -interpretato dallo svogliato Donald Sutherland- una squadra dei «migliori agenti dell’eurozona». Sicchè, anche se detto così sembra una barzelletta, ci sono un francese incasinato in drammi familiari, un tedesco genio scientifico, un’inglese che muore subito, un americano con mano frollata che va avanti a morfina, un’italiana, la nostra Gabriella Pession, l’unica che funziona specie quando parla inglese; i quali, in una regia cupa si trovano al centro di delitti che aleggiano sugli stati sovrani, in un impeto sovranazionale. Naturalmente già abbiamo difficoltà a gestire il concetto di “Europa”, figuriamoci di un gruppo alla Mission Impossible europeo. Sicchè, a parte la prima puntata in cui si insegue un killer di giovani donne in tutti gli stati membri, gli altri episodi di Crossing Lines sembrano tutti scippati alle produzioni americane, ma senza averne il ritmo. C’è la puntata della rapina in banca ispirata a Inside man, o quella sui camionisti piscopatici a The Hitcher, ecc. Si parte con propositi trionfalistici e si finisce sul basso cabotaggio. Sembra -mio dio- girata da Jean-Claude Junker...